martedì 27 marzo 2007

Angeli


Volevo parlare di angeli.
Ho pensato agli angeli leggendo il testo di una canzone che una ragazza che ho conosciuto da poco mi ha fatto ascoltare. E' una canzone molto bella, tipicamente d'amore, di quell'amore che i poeti sanno cantare, che i musicisti sanno musicare.
Non mi sono mai fermato a pensare se credo o no agli angeli. A chiunque mi abbia fatto questa domanda, ho sempre risposto in modo diverso. Mille domande: mille risposte. Tutto dipende dalla giornata in cui mi viene posta questa domanda e dalla faccia di chi me la pone. Se c'è il sole magari rispondo di si. Se piove invece la mia fede negli angeli vacilla. Se a chiedermelo sono due occhi che amo, torno a crederci. Se sono occhi indifferenti, dico di no.
Ma oggi voglio fermarmi e pensarci.
Ci sto pensando.
Io credo che gli angeli esistano.
Non penso che loro abbiano le ali bianche come grandi colombe, il vestito azzurro o rosa e i capelli biondi. Non penso che gli angeli siano senza peccato, siano immacolati, mandati da Dio a noi per darci un segnale, per salvarci da ogni tipo di pericolo.
Io credo che gli angeli siano quelle persone che da vive fanno in modo di farti sentire un piccolo ingranaggio dentro un progetto molto più grande; piccolo sì, ma essenziale affinchè quel progetto possa funzionare. Come un piccolo bullone di un'auto di Formula Uno. Come una piccola rosa di un mazzo che ne conta 100.
L'angelo è quella persona che ti prende la mano quando vede la tua solitudine, che ti parla quando sente il tuo silenzio, che ti guarda quando ti nascondi.
L'angelo è quella persona che asciuga le tue lacrime quando inizi a piangere, che ti sorride quando piangi.
L'angelo è quella persona che ti vuole bene quando proprio tu stesso non provi affetto per te; quando volentieri usciresti dal tuo corpo e ti prenderesti a pugni e calci; quando tranquillamente chiuderesti la porta di casa lasciando dentro il tuo corpo e i tuoi pensieri e saliresti sul primo autobus che passasenza chiedere la destinazione. Senza chiedere nemmeno il costo del biglietto perchè non c'è nulla che possa costare più della tua vita. Non esiste brillante, non esiste macchina lussuosa, non esiste palazzo che possa costare più di una vita. O forse qualcosa esiste.
Un angelo. Conoscere un angelo, tenere la mano ad un angelo, abbracciare un angelo, amare un angelo costa tanto. Mi è costata la vita.
E tu credi negli angeli?


Tu che dormivi piano
quasi non ti sentivo
ed allungavo la mano
tra le lenzuola il tuo viso
Io respiravo piano
in quel silenzio calmo
il giorno entrava dal vetro
più che indeciso sorpreso!
Illuminava scontroso il tuo viso

geloso o forse stupito
ma ecco i tuoi occhi si schiusero appena
"da quanto tempo sei sveglio?"
Io sono qui da sempre anima mia

tu sei......beh
Vidi un sorriso bagnarsi di pianto
"dimmi soltanto il tuo nome"
Le anime calde si fusero insieme

sospese in mezzo alla stanza
mentre il soffitto sembrava cadere
stringevo in pugno la vita.
"Guarda che puoi restare qui qui...

fino a quando vuoi"
lei non rispose uscì dal letto e poi
potrei giurarlo....volò via

martedì 20 marzo 2007

Le ho detto: Addio!


Ho scelto il mare per dirle addio.
Il mare… un eterno movimento cantato dai cantanti; un’enorme distesa di acqua e di sale che non ferma mai il suo sempre uguale ma diverso cambiamento.
Di notte, stavo accanto a lui e a lui ho deciso di abbandonare la mia poesia per lei. La vedevo disegnata nel riflesso della luna sull’acqua. La vedevo sorridente come era sorridente l’ultima volta che l’ho vista. Sorrideva lieta. Niente sembrava turbarla. Niente sembrava toccarla. Non la toccava il mio sguardo. Non la toccava la mia parola.
Sono rimasto un mese ad attendere che qualcosa potesse cambiare o per usare un termine forse più preciso, sono rimasto un mese ad attendere che qualcosa potesse nascere. Perché il cambiamento presuppone una precedente nascita. A ben vedere invece non era nato nulla e non è nato nulla. Un mese pieno di silenzio.
E nel silenzio ho preso la poesia, le ho scritto sopra una frase con una penna che non scrive e l’ho lanciata nel mare. Il mare l’ha accolta e presto l’ha fatta scomparire.
Ora il mare custodisce anche la mia poesia, si prende cura del mio sogno assieme ai sogni di migliaia di altri naufraghi, ai messaggi di migliaia di altri dispersi. Li tiene tutti, assieme agli altri segreti, sotto la linea dell’acqua, tra i pesci e le stelle marine.
E anche questo il suo posto.
Tra i sentimenti nel mio cuore, tra le stelle nel cielo, tra i pesci come una sirena.
Le ho detto addio.
Addio!

martedì 6 marzo 2007

Il Mare


Non conosco niente altro che sia più imponente e più misterioso del mare. Il mare nasconde tra le sue infinite gocce tanti messaggi chiusi in qualche botiglia che a volte arriva in superificie e altre volte cade a piombo nell'abisso. Nasconde tanta storia e tanti corpi. E nasconde tanti amori che non sonon pià amori e che forse non lo sono mai stati. Nasconde le lacrime di chi sugli scogli pensa alla donna che ha amato. Nasconde i sogni di chi sulla spiaggia ha immaginato di essere lì, perso al confine tra l'azzurro chiaro del fondale basso e l'azzurro blu notte del fondale più profondo. E' di una bellezza sconcertante il mare. Milioni di piccole gocce d'acqua che insieme non si fermano mai, in una continua danza di vita-morte, di apice e di baratro. Milioni di onde che forti sollevano navi e poi muoiono piccolissime sulle spiagge più o meno deserte. Così forti nella vita... muoiono senza che nessuno se ne accorga. Ma forti anche nella morte ad uno sguardo più attento. Ogni onda, ogni catena di gocce d'acqua, nell'attimo della morte, cancella i passi di coloro che hanno osato calpestare il suo cimitero. Cancella quello che è stato.
Che meraviglia che è il mare. Di giorno... di notte... sempre...
Per questo tante poesie sono state scritte sul mare. Tante storie e tante canzoni.
E per questo io ho deciso di postare il testo di una canzone che ha mille significati per me. E vorrei arrivare ad averne mille e uno aggiungendoci il suo e anche tuo.


Qui dove il mare luccica e tira forte il vento
su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento.
Un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto
poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto.
Te voglio bene assaie
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint'e vene sai.
Vide le luci in mezzo al mare pensò alle notti là in America
ma erano solo le lampare e la bianca scia di un' elica.
Sentì il dolore nella musica si alzò dal pianoforte
ma quando vide la luna uscire da una nuvola
gli sembrò dolce anche la morte.
Guardò negli occhi la ragazza
quegli occhi verdi come il mare
poi all'improvviso uscì una lacrima e lui credette di affogare.
Te voglio bene assaie
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint'e vene sai.
Potenza della lirica dove ogni dramma è un falso
che con un po' di trucco e con la mimica puoi diventare un altro.
Ma due occhi che ti guardano così vicini e veri
ti fan scordare le parole confondono i pensieri.
Così diventa tutto piccolo anche le notti là in America
ti volti e vedi la tua vita come la scia di un'elica.
Ma sì è la vita che finisce ma lui non ci pensò poi tanto
anzi si sentiva già felice e ricominciò il suo canto.
Te voglio bene assaie
ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai
che scioglie il sangue dint'e vene sai.

giovedì 1 marzo 2007

Le note della sera


Scrivere una lettera ad un amore che ancora non posso definire è un’impresa ardua ma doverosa quando nella mia testa girano in modo vorticoso e caotico migliaia di pensieri, di parole e d’immagini, che non aspettano altro di aver assegnato un ordine più o meno sindacabile.
E l’ordine lo può dare solo la musica che assedia le mie orecchie, sconvolgendo le mie idee, sbaragliando qualunque difesa.
Dalla musica quindi mi faccio condurre stasera, la solita sera che mi vede seduto sotto una lampada gialla, a scrivere i miei sentimento, a trasformarli in parole, facilmente comprensibili per te che mai forse le leggerai.
Spero solo che il mio cuore non me ne abbia perché continuo a banalizzare il suo amore e a chiuderlo dentro consonanti e vocali nere su un foglio bianco. Spero solo che almeno lui mi capisca.
Difficile, dicevo, è definire l’amore destinatario di questa missiva. Difficile perché non può essere chiamato “dichiarato” perché non ho proferito parole chiare e lampanti. Ma nemmeno è un amore “non dichiarato” perché non sarebbe la verità.
Tu lo sai che questo amore esiste e sai che di questo si tratta.
Si tratta di un sentimento che è nato quasi subito, un giorno di gennaio, caldo per quanto caldo può essere un giorno invernale in Sicilia. Si tratta di un sentimento che è scoppiato dentro al mio cuore lentamente. Come una candela si è acceso, flebile, fragile, dolce. Ha illuminato la mia stanza nelle sere di buio attorno a me. Ha creato quei chiaroscuri, ha svelato quei particolari che fanno di una vita, una vita speciale.
Mi ha dato aria da respirare, acqua da bere, cibo da mangiare.
E’ stato il sole che ha riscaldato il mio corpo; è stato la pioggia che ha lavato le mie stanchezze; è stata la luna che ha nascosto i miei dolori.
Proprio la luna credo sia la bellezza che più ti rappresenti.
Così come l’astronomo sa dell’esistenza di una sua faccia oscura e nonostante i tentativi per scoprirla, si accontenta sempre di mirare la faccia che lei decide di mostrarci; così io so dell’esistenza di una tua anima nascosta, custode di segreti e di felicità infinita ma nonostante i miei tentativi, mi accontento di vedere quello che tu vuoi che io veda e forse io stesso voglio vedere.
Voglio vedere la ragazza che con il suo sorriso ha fatto sorridere la mia vita; la ragazza che con la sua dolcezza ha addolcito la mia amarezza; la ragazza che con la sua essenza ha fatto innamorare il mio cuore e spasimare la mia mente.
Voglio vedere la ragazza che desidera cercarmi anche solo per un saluto, che è disposta a fare chilometri a piedi pur di incrociare i suoi passi ai miei.
Voglio vedere la ragazza che ascolta le parole che dico, che dà alle mie frasi lo stesso significato che do io.
Voglio vedere la ragazza che sente i miei stessi silenzi, che odora i miei stessi profumi, che vede le mie stesse ombre, seduta su un panchina tra le piante del centro di città, sotto la luce soffusa di un lampione.
Voglio vedere la ragazza che su quella panchina ha le mani sudate perché sente che un bacio sarebbe il sigillo per quel incontro così fortunato per lei perché le ha ridato la fiducia di una vita migliore.
Voglio vedere la ragazza che su quella panchina si passa di nascosto e velocemente la lingua sulle labbra per inumidirle nell’attesa che quel bacio arrivi.
Tutto questo è stato solo una mia bugia che mi son ripetuto così tante volte fino a convincermi della sua verità.
E’ stata solo una mia fantasia che mi son creato così tante volte fino ad esser sicuro dell’avvenuto bacio, del sentito amore, della trovata felicità.
Ma non c’è niente da trovare in un deserto.
Non c’è per me nessun amore in un cuore già innamorato.
Perché, anche se tu lo neghi, io lo so e lo sai anche tu, che quel tuo bel cuore palpita per il cuore di un uomo che non sono io; quella casa di passione conserva sempre una stanza per un uomo che non sono io; quella culla d’amore dondola per un bambino che non sono io.
E non è neanche necessario che tu mi chieda scusa.
Quando decisi di percorrere la via che mi portava a te, in cuor mio sapevo cosa avrei trovato una volta giunto alla fine dello sterrato. Cercavo di ingannare la mente, è vero, ma il mio cuore ha sempre saputo che quello che io vedevo in te non era lo stesso, e forse neanche si avvicinava minimamente, a quello che tu scorgevi in me.
Ricordi quando mi chiedevi se ero arrabbiato con te e io ti rispondevo che in quel momento non avevo ancora motivo per essere arrabbiato con te.
Poi tu mi incalzavi chiedendomi che volesse dire quel “non avevo ancora” e ti rispondevo che sarebbe arrivato sicuramente il momento di tirare una linea orizzontale e iniziare a fare i conti, iniziare a fare la somma.
Siamo arrivati a quel punto.
Ho tirato la linea orizzontale e il risultato che è venuto fuori non è di certo positivo.
Non ti preoccupare però, la colpa non è tua.
Non hai colpa per la tua dolcezza infinita, per la tua bellezza pericolosa, per la tua purezza pericolosa, per la tua unicità così rara.
Se qui c’è qualcuno che abbia una colpa tra te e me, sono io.
Io mi sono innamorato dei tuoi occhi che ipnotizzano il mio sguardo quando oso guardarli.
Io mi sono innamorato dei tue parole che tagliano a metà le mie difese travestite da pregiudizi e svelano le mie tante incertezze.
Io mi sono innamorato di te. Non tu!
E ti prego di non piangere.
Non ci devono essere lacrime tra di noi. Bastano quelle di sangue che ha pianto il mio cuore.
Perché in fondo lo so io e lo sai anche tu: la vita è fatta di appuntamenti mancati e di incontri mai avvenuti; e anche gli stessi appuntamenti centrati e incontri accaduti, hanno bisogno della “contemporaneità” per essere davvero fruttuosi.
Devi tu trovare in me quello che cerchi nello stesso attimo in cui io trovo in te quello che cercavo.
Io l’ho trovato e invece tu no.
E l’attimo è già passata.
Ti chiudo adesso nel mio ricordo, dopo aver scolpito il tuo viso sorridente sulle pareti del mio cuore. E nel ricordo ti conserverò sempre. Per sempre.
Geloso per quello che sarebbe potuto essere, in ginocchio ti saluto con la promessa di non smettere mai di sognarti.
Con amore,
Tuo Cuore