giovedì 19 luglio 2007

Paolo Borsellino: Chi ha paura muore tutti i giorni, chi non ne ha una volta sola.


Paolo Borsellino nasce a Palermo in un quartiere povero: La Kalsa, dove vivono tra gli altri Giovanni Falcone e Tommaso Buscetta. Dopo aver frequentato il liceo classico "Meli", Borsellino si iscrive a Giurisprudenza a Palermo. Il 27 giugno 1962 all'età di 22 anni Borsellino si laurea con 110 e lode, pochi giorni dopo scompare suo padre. Borsellino si impegna con l'ordine dei farmacisti a tenere la farmacia del padre Diego fino al raggiungimento della laurea in farmacia della sorella Rita.Nel 1963 Borsellino supera il concorso per entrare in magistratura. Nel 1967 diventa pretore a Mazara del Vallo. Nel 1969 è pretore a Monreale, dove lavora insieme ad Emanuele Basile. Nel 1975 viene trasferito a Palermo e a luglio entra nell'ufficio istruzione affari penali sotto la guida di Rocco Chinnici.Il 1980 vede l'arresto dei primi sei mafiosi grazie all'indagine condotta da Basile e Borsellino, ma nello stesso anno arriva la morte di Emanuele Basile e la scorta per la famiglia Borsellino.In quell'anno viene costituito il pool antimafia, dove lavorano, sotto la guida di Chinnici, tre magistrati (Falcone, Borsellino, Barrile) e due commissari (Cassarà e Montana). Tutti i componenti del pool chiedono espressamente l'intervento dello Stato, che non arriva.Il 29 luglio 1983 viene ucciso Rocco Chinnici nell'esplosione di un'autobomba e pochi giorni dopo arriva da Firenze Antonino Caponnetto. Il pool vuole una mobilitazione generale contro la mafia. Nel 1984 viene arrestato Vito Ciancimino e si pente Tommaso Buscetta. "Don Masino" come viene chiamato nell'ambiente mafioso viene arrestato a San Paolo del Brasile ed espatriato in Italia.Buscetta descrive una mafia di cui fino ad allora si sapeva poco o nulla e la descrive in maniera molto dettagliata. Nel 1985 però vengono uccisi da Cosa Nostra, a pochi giorni l'uno dall'altro, i commissari Beppe Montana e Ninni Cassarà. Falcone e Borsellino vengono trasferiti nella foresteria del carcere dell'Asinara, dove iniziano a scrivere l'istruttoria per il maxiprocesso. Si seppe in seguito che l'amministrazione penitenziaria richiese ai due magistrati il rimborso spese ed un indennizzo per il soggiorno trascorsovi.Il 19 dicembre 1986 Borsellino viene trasferito alla Procura di Marsala. Nel 1987 Caponnetto lascia il pool per motivi di salute e tutti (Borsellino compreso) si aspettano la nomina di Falcone, ma il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) non la vede nella stessa maniera e nasce la paura di vedere il pool sciolto.Borsellino parla dovunque e racconta quel che accade alla procura di Palermo: per questo motivo rischia il provvedimento disciplinare e solo grazie all'intervento del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga si decide di indagare su ciò che succede nel palazzo di Giustizia.Il 31 luglio il CSM convoca Borsellino che rinnova accuse e perplessità. Il 14 settembre Antonino Meli diventa (per anzianità) il capo del pool; Borsellino torna a Marsala, dove riprende a lavorare alacremente e insieme a giovani magistrati, alcuni di prima nomina. Inizia in quei giorni il dibattito per la costituzione di una Superprocura e su chi porne a capo. Falcone va a Roma per prendere il comando della direzione affari penali e preme per l'istituzione della Superprocura.Con Falcone a Roma, Borsellino chiede il trasferimento alla Procura di Palermo e l'11 dicembre 1991 Paolo Borsellino, insieme al sostituto Ingroia, torna operativo alla Procura di Palermo.Il 23 maggio 1992 nell'attentato di Capaci perdono la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco di Cillo. Due mesi prima della sua morte rilascia l'intervista ai giornalisti Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi (19 maggio 1992). L'intervista mandata in onda da RaiNews 24 nel 2000 è di trenta minuti, l'intervista originale era invece di cinquanta minuti. In questa sua ultima intervista Paolo Borsellino parla anche dei legami tra la mafia e l'ambiente industriale milanese e del Nord Italia, facendo riferimento, tra gli altri, a Marcello Dell'Utri, Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi.Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a casa di amici, Paolo Borsellino si reca insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vive sua madre.Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di tritolo a bordo esplode, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto è Antonino Vullo. Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista Micromega, Borsellino parlò della sua condizione di "condannato a morte". Sapeva di essere nel mirino di cosa nostra e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime designate.

Paolo Borsellino è stato uno degli eroi dello Stato Italiano, ma proprio lo Stato l'ha lasciato solo a combattere. Ha sacrificato la propria vita per mettere a milioni di altri italiani di vivere senza lo schifo della mafia. Si è sacrificato anche per me e io per questo oggi pubblico questo articolo.
E' poco ma sento di doverglielo: Grazie!


...La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità...

martedì 17 luglio 2007

Purchè siano sogni altrui


(Domenico Cocchiara, Il dono, olio su tela, cm. 50x70, 2005)
Purchè siano sogni altrui, io li sognerei volentieri. Starei ore disteso su un letto, ad occhi chiusi, sotto le stelle della notte. Quelle luminose e splendenti mi indicheranno i dolci sogni d'amore felici e davvero vissuti, sino all'ultima goccia di una bottiglia piena di sentimenti e di speranze. Prenderò quella bottiglia e ne berrò avidamente tutta la notte. Sentirò il succo bagnare le labbra e poi la lingua e il palato. Scendere lungo la gola e arrivare prima allo stomaco e infne al cuore che batterà più forte e più possente, come una grancassa di un'orchestra, come un vulcano ancora vivo e per nulla intenzionato a spegnersi negli anni. Sentirò poi una sensazione di umido lungo il mento scendere lentamente lungo il colloe poi staccarsi dal collo per cadere giù fragile come una foglia secca su di un ramo di un albero in autunno. E quando finirà il succo riporrò la bottiglia sul comodino e ne prenderò subito un'altra, assetato come sono di sogni felici d'amore.
Le stelle meno luminose e brillanti mi indicheranno gli incubi da evitare, da raggirare e cercare di neanche sfiorarli. Saranno fatti da parole dette senza molta convizione guardando poco negli occhi e di più in alto, nel cielo, cercando di far smarrire il proprio sguardo e farlo seguire dall'altrui sguardo. Saranno parole non dette quando gli occhi sembravano mischiarsi tra loro, le mani intrecciarsi e un solo pensiero unire le due menti. Saranno occasioni mancate e per sempre perdute, che sono finite sbriciolate dentro il grande baule del passato, quel contenitore di ferro e legno, doratonelle parti laterali, che conserva dentro di sè tutto quello che ci è stato proposto o anche regalato e che non abbiamo afferrato al volo, tutti i voli degli uccelli ormai passati e tutti i fiori appassiti, che hanno perso i petali contro il vento leggero della brezza mattutina.
Purchè siano sogni altrui, io li sognerei volentieri. Mi basta non chiudere gli occhi e sognarti, stella marina tra le bellezze del mare; primula rossa tra i colori del giardino, profumo d'amore tra le essenze del viale della vita.
Sarebbe un sogno sentirti vicina. Il tuo fiato che accarezza il mio collo, i tuoi capelli che coprono i miei occhi e le tue mani che toccano la mia anima. Ho trascorso mille notti, sotto la luna piena, a sognarti, sapendo bene il dolore del risveglio. Sceglievo te però perchè eri più forte di tutto, eri l'acqua per me che avevo sete. Eri un letto per me che ero stanco. Eri sole per me che avevo freddo.
Stavolta tra te e me, io ho scelto me.

lunedì 16 luglio 2007

Soffri?


"Soffri? E invece io non soffro più. Non bisogna soffrire tutti e due insieme: quando smetterai tu, comincerò io."
Questa è una frase che ho sentito in un film in bianco e nero di anni fa e mi ha a dir poco impressionato per la verità che conserva.
A che serve soffrire insieme per la medesima pena?
E allora tu non soffrire perché per te, al posto tuo, soffro io. Saranno mie le lacrime versate e affidate al vento. Saranno mie le lacrime che brilleranno negli occhi spenti che questa notte girano e rigirano alla ricerca di una stella luminosa, della stella più luminosa del firmamento. La stessa stella che per un poco ho conservato nel mio sguardo, che per un attimo ha brillato solo per me e adesso è salito lassù, nel cielo infinito e da me si nasconde dietro le nuvole e dietro la Luna.
Tu non devi soffrire. Mai vorrei saperti triste per colpa mia. Perché lo sai tu e lo so io che la colpa, se colpa c’è, è colpa mia. Io sono l’assassino dei miei sogni, io sono il sequestratore della mia felicità, io sono il piromane della mia anima.
E se una lacrima scenderà dai tuoi occhi, vorrò essere lì per prenderla tra le mie dita e farla scivolare dalle mie guance per mischiarla alle mie, fonderla con la mia sofferenza per sentirla un po’ anche mia.
E se un’altra lacrima scenderà dai tuoi occhi, vorrò essere lì per bagnarmi del tuo amore, per sentirmi meno solo nella malinconia di un sogno desiderato e mai sognato, morto ancor prima di nascere, che mi ha dato aria da respirare, che mi ha regalato vita da raccontare.
La contemporaneità nei sentimenti è un principio fondamentale. Bisogna essere in due nello stesso luogo e nello stesso attimo affinchè la magia accada; ma esistono sentimenti che non vogliono la contemporaneità. Ci sono situazioni della vita che è giusto che vadano vissute separatamente, singolarmente e il dolore di un amore non corrisposto è uno di quelli.
Io ti amo e soffro. Tu non mi ami e non devi soffrire.

sabato 7 luglio 2007

07-07-07


Oggi è un giorno speciale, a sentire tutti i telegiornali e i programmi in televisione e alla radio. Oggi è il 07-07-07.
Tanti hanno scelto questa giornata per compiere qualcosa di grandioso e di memorabile nella speranza, nella credenza popolare, che l'eccezionalità di questa data possa portare fortuna nel futuro. C'è chi si è sposato con la persona amata. C'è chi spera di essersi sposato con la persona giusta. C'è chi ha solo sognato di sposare la persona amata non curandosi che sia anche la persona giusta.
La vita certi giorni, in certe occasioni, sa diventare davvero strana, senza confini precisi, come un quadro di Monet. Le cose si mischiano tra di loro, formando cocktails di raro gusto, alcuni amari e altri dolci, sempre pronti a ricevere una bocca che ne beva l'essenza.
Ci sono incontri che si legano ad altri incontri e formano catene di corde difficili da sciogliere, con nodi degni di navigati marinai. Ci sono parole che si abbracciano ad altre parole, sguardi che si riversano in altri sguardi e che sono più rumorosi di mille parole dette urlando nelle piazze e nelle strade di campagna.
Ci sono uomini e ci sono sentimenti che è meglio nascondere mostrando solo l'abito migliore perchè troppo strani sono per la realtà in cui essi si muovono e vivono e rischierebbero di non venire compresi, messi da parte o peggio ancora, dimenticati.
Ci sono cose insomma che portano tra le pieghe della loro anima un alone di mistero e di fascino che subito brilla davanti ai nostri occhi e ci attrae come falene alla lampadina dell'uscio di casa. E in quel mistero forse si nasconde tutto quello che cerchiamo e che non troviamo o pensiamo di non trovare, salvo poi aprire bene gli occhi e scoprire di averlo avuto sempre accanto a noi, ad un soffio dalle dita che ci accarezzano le braccia, ad un soffio dagli occhi che ci guardano dentro, ad un soffio dal cuore che secondo noi palpita per un altro.
E' la stranezza della vita, con le sue tante coincidenze e i suoi paradossi paradossalmente semplici rispetto alla semplicità dell'uomo.
Per questo che basta una data speciale per iniziare a sognare strane pozione afrodisiache, strane congiunture astrali e strani Dei che svolazzano tra le stelle, la notte, con frecce e saette sempre pronte per essere lanciate verso di noi.

mercoledì 4 luglio 2007

James Douglas Morrison



La notte fra il 3 e il 4 Luglio a Parigi moriva James Douglas Morrison, poeta e cantante, da tutti conosciuto come Jim Morrison.
Con la sua musica e le sue poesie ha influenzato tante generazioni e ha segnato anche la mia adolescenza. Sono cresciuto ascoltando la musica dei Doors, il suo storico gruppo, nato dall'incontro tra Jim Morrison e Ray Manzarek all'UCLA di Los Angeles, in cui confluirono poi il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Densmore. Il nome "The Doors" derivava da un libro di Aldous Huxley, Le porte della percezione, a sua volta preso da un verso di una poesia di William Blake. Una porta è un passaggio tra due mondi, non si sa cosa si incontrerà nell'altro mondo finché non si oltrepassa quel passaggio, come diceva lo stesso Jim: "Ci sono il noto e l'ignoto, e in mezzo ci sono le porte".
Con i Doors il successo arrivò dopo l'uscita del primo omonimo album; la loro musica era un blues-rock psichedelico assolutamente originale, con le tastiere di Ray Manzarek che davano l'impronta al sound con lisergici motivetti vaudeville, boogie woogie e jazz; con la chitarra-flamenco di Robby Krieger che duettava con le tastiere e creava l'atmosfera giusta su cui poteva incedere la voce (angelica a volte, demoniaca altre) di Jim. Il tutto veniva poi condito da una teatralità da tragedia greca che faceva dei concerti dei Doors un'evento da seguire come se si fosse alla presenza del dio Dioniso (Jim Morrison) impegnato ad istruire le folle.
Nella sua poesia c'è una sensibilità immensa, propria di un'uomo che si definiva così: "Credo di essere un essere umano sensibile e intelligente ma con un'anima da buffone che mi porta a distruggere sempre tutto sul più bello". E questa è di certo una verità perchè Jim Morrison fu anche simbolo di eccessi. Alla poesia e all'arte affiancava droga e alcool, in modo che ogni volta che arrivava all'apice, la sua anima distruttrice, che lui chiamava Jimbo, lo scaraventava in fondo. La vita di Jim Morrison può essere presentata con una frase di William Blake: "La strada dell'eccesso conduce al palazzo della saggezza".
Secondo lo stesso Jim Morrison, uno dei più importanti eventi della sua vita avvenne nel 1947 durante un viaggio con la famiglia nel New Mexico. Egli descriveva così questo fatto:«La prima volta in cui ho scoperto la morte... io, mia madre, mio padre, mia nonna e mio nonno stavamo viaggiando in auto attraverso il deserto all'alba. Un camion carico di Indiani aveva sbattuto contro un'altra auto o qualcos'altro: c'erano Indiani insanguinati che stavano morendo sparsi per tutta la strada. Ero solo un bambino e per questo dovetti restare in macchina mentre mio padre e mio nonno scesero a guardare. Non vidi niente, tutto ciò che vidi fu una divertente vernice rossa e della gente distesa attorno, ma sapevo cosa stava succedendo, perché riuscivo a sentire i fremiti delle persone intorno a me, e all'improvviso capii che loro non sapevano più di me cosa stava accadendo. Quella fu la prima volta che ebbi paura... ed ebbi la sensazione, in quel momento, che le anime di quegli Indiani morti - forse una o due di esse - stavano correndomi intorno, ed entravano nella mia anima, e io ero come una spugna, pronto a sedermi là e assorbirle»
Nella sua poesia, traspare subito il suo interesse verso la cultura beat dei romanzi di Jack Kerouac e le poesie di Allen Ginsberg,il teatro greco (Dioniso e le Baccanti). La sua poetica ebbe anche una forte influenza dalla poesia simbolista francese, soprattutto dal Poeta Maledetto Arthur Rimbaud e dalla sua filosofia sullo sregolamento dei sensi per scoprire l'ignoto. Si rivedono in lui anche tratti del pensiero di Nietzsche, di Blake, di Baudelaire. Scrisse e pubblicò varie raccolte di poesie, tra cui una pubblicata postuma Tempesta Elettrica, da molti considerata l'apice della sua poetica. Anche gli altri lavori sono comunque più che ottimi, tanto che viene solitamente paragonato a poeti che hanno cambiato la storia della scrittura.
Nel marzo del 1971, dopo 6 album studio con i Doors (The Doors, Strange Days, Waiting for the sun, L.A.Woman, Morrison Hotel, The Soft Parade) e dopo una raccolta di poesie messe in musica (An American Prayer), Jim Morrison, insieme a Pamela Courson, che lui definiva "la compagna cosmica", incontrata per la prima volta a Los Angeles nel 1965, unica costante nella sua vita, nonostante i numerosi tradimenti, si trasferì a Parigi con l'intenzione di dedicarsi solo alla poesia.
A Parigi, all'età di 27 anni, Jim trova la sua sola amica, la morte (...This is The End, my only friend The End). Il suo corpo veniva trovato la notte tra il 3 e il 4 luglio da Pamela Courson nella vasca da bagno. Si era gustato la morte e il suo sapore. La sua compagna cosmica lo raggiunse 3 anni dopo, il 25 Aprile 1974.
Dopo la morte di Morrison, i giornalisti pubblicarono degli articoli nei quali si parlava della "maledizione della j". Dopo la morte di Janis Joplin, Brian Jones, Jimi Hendrix e ora anche Jim Morrison (tutti a 27 anni).
Molti fans e biografi hanno sostenuto che la causa della sua morte fu un'overdose, i referti medici ufficiali parlano di arresto cardiaco, ma l'autopsia non venne fatta.
I funerali si tennerò in segreto la mattina del 7 Luglio 1971 presso l'unico cimitero che ospita gli stranieri a Parigi, Père Lachaise. Parteciparono: la fidanzata Pamela Courson, il manager Bill Siddons, e gli amici Agnès Varda e Alain Ronay.
Jim è sepolto nel famoso cimitero di Pere Lachaise nella capitale francese; oggi la tomba è circondata da un recinto e la lapide originaria è stata recentemente sostituita a causa dei numerosi graffiti lasciati dai fans, anche sulle tombe circostanti. Tale sostituzione, ad opera dei genitori del cantante, riporta una frase in greco antico il cui senso si riferisce alla coerenza con cui egli visse e la cui traduzione è: fedele alla sua anima.
Molte persone ancora oggi credono che Morrison viva ancora in incognito una vita segreta con Pamela. Le voci su una presunta seconda vita vennero ulteriormente alimentate in seguito alla pubblicazione del libro "Vivo!" di Jacques Rochard, un grafico francese, che sostiene di aver incontrato Morrison a Parigi nel 1980 e al quale Morrison stesso avrebbe confessato di aver inscenato la propria morte per sottrarsi alla pressione della popolarità e dedicarsi alla poesia.
La leggenda di Jim Morrison è stata raccontata nel 1991 da Oliver Stone nel film biografico The Doors, con Val Kilmer nella parte di Jim, splendidamente, oniricamente interpretata. Gli amici più stretti di Jim, tuttavia, ritengono che il film dìa una visione del tutto distorta e parziale della realtà. Lo stesso Ray Manzarek, interpellato da Stone in qualità di consulente, sciolse la collaborazione in seguito al rifiuto di Stone di modificare alcune scene ben poco realistiche e molto spettacolari, e da allora riservò al regista parole aspre.
James Douglas Morrison, Poeta, a prezzo della vita, è entrato nel mito, ha raggiunto il Paese con le rose nel pergolato del suo giardino, al di là delle Porte.

Mi è apparso un muro azteco
di visioni
e ho dissolto la mia stanza in
dolci irrisioni.
Gli occhi chiusi, ero prono a andare
come un vento leggero mi volle informare
bagnandomi la pelle d'un etereo bagliore.
(da Tempesta Elettrica)

domenica 1 luglio 2007

Chissà se mi stai pensando


Tu che stai adesso leggendo con i capelli raccolti in un fermaglio, sottili fili di cotone marrone legati insieme con un nastro; tu che apri e chiudi gli occhi davanti a queste parole presa dallo stupore del loro mistero; tu che guardi spaesata adesso la finestra della tua camera dalla quale entra un caldo raggio di sole che crea un cono di luce che arriva fino ai piedi della tua sedia e poi si erge in alto e ti racchiude in sé; tu che inizi a pensare se proprio a te sono destinate queste parole, chissà se mi stai pensando.
Sono giorni ormai che guardo le stelle brillare nel cielo della notte senza che la loro luce illumini la figura del tuo volto sorridente e falsamente felice, con i tuoi occhi che scintillano come due piccole candele su una spiaggia buia e deserta, il cui silenzio è rotto soltanto dal precipitare continuo delle onde del mare.
Sono giorni ormai che sento le lancette dell’orologio muoversi senza sentire il suono della tua voce entrare nella mia mente e con i pensieri galleggiare nell’aria onirica del mio mondo, la melodia del tuo sorriso irrompere nella calma della mia attesa di una risata contenta e vera.
Sono giorni ormai che sogno mani che lentamente si avvicinano alle mie e accarezzano le mie dita, sfiorano le mie cicatrici e poi con dolce decisione le stringono per iniziare un cammino insieme, incerto ma felice. Perché la felicità risiede nell’incertezza che solo l’amore ti può dare. E’ un sogno lento e tanto fragile, che mai resiste alla prima luce del giorno che trafigge prepotente la coltre di nebbia scura in cui io avvolgo i miei sogni.
Chissà se mi stai pensando, se sono entrato anche per un solo attimo dentro il tuo sguardo incantato, se ho popolato anche per un solo attimo un tuo sogno di seta, se ho colorato anche per un solo attimo un tuo pensiero di rugiada.
Chissà se mi stai pensando o se invece non mi stai pensando per niente, presa da qualche altro futuro di incertezza e di felicità. Non m’importa. Davvero. Non m’importa.
A me basta che tu sia felice, di quella felicità che solo l’amore ti può dare, tenuta per mano da una mano che ha accarezzato dolcemente le tue dita, che ti ha donato un anello da indossare e una promessa da mantenere. Non pensare quindi ad un poeta che prega la Luna affinchè possa vedere tra la sua luce, il bagliore della donna amata.
Lui non ha anelli da donare, non ha promesse da mantenere. Ha solo versi e sentimenti da confessare.