martedì 26 giugno 2007

Il Venditore

Benvenuti.
Prendetevi pure una sedia e iniziate a sorseggiare il vostro drink preferito.
Lo preferite alcolico oppure fruttato? Meglio la bollicina dell'acqua tonica o l'acidità della vodka?
Fettina di limone? Ghiaccio?
Inizia la vendita.
Venderò le mie bugie, le più belle che io possegga, per apparire sorridente verso la vita che ogni giorno si sveglia assieme a me e subito mi sorpassa lasciandomi dietro qualche passo.
Dirò che sto bene, che tutto sembra andare secondo il suo corso naturalmente positivo. Dirò che il sole splende alto nel cielo, in un cielo azzurro, senza alcuna nuvola, nè quelle scure che portano pioggia, nè quelle spesse come cumuli che portano soltanto ombra.
Dirò che l'acqua del mare non mi fa paura; che il suo cambiamento non è cattivo e che la sua profondità in fondo è solo relativa. Dipende sempre da quanto alti siamo noi.
Dirò che che non mi serve l'amore perchè l'amore serve a colui che non ama se stesso e io non sono tra quelli, perchè l'amore è solo una parola che i poeti hanno inventato che fa rima con cuore, perchè l'amore rovina tutto quello che lambisce con i suoi sospiri.
Dirò che lei non mi manca perchè ciò che manca, un tempo è stato almeno posseduto e lei invece non è mai stata mia. C'è stato un attimo che l'ho sentita vicina, a portata di carezza. Che ho sentito il suo respiro e il suo sguardo su di me. Ho sentito persino il suo cuore battere contro il mio e ho forse l'ho solo sognato.
Adesso vendo le mie bugie al miglior offerente, a colui che con la sua promessa finta riesce ad attrarre la mia fantasia.
Avanti.... iniziate ad alzare le mani.... chi offre di più?


Ogni mattina, per guadagnarmi da vivere,
Vado al mercato dove si comprano le bugie.
Pieno di speranza
Mi metto tra chi vende.
B.Brecht

martedì 19 giugno 2007

Le Tourbillon de la vie


Ho trovato finalmente il testo di una canzone vecchia di 40 anni e passa che in chiave ironica parla della vita e del vortice di emozioni e di situazioni che essa crea.
Un'ironia pungente ma allo stesso tempo vera e crudele perchè davvero la vita spesso sa essere assurda e senza alcun senso logico. Ma forse è proprio la sua illogicità, la sua follia a renderla così unica e irripetibile.
Ripeto sempre che la vita è fatta di appuntamenti mancati e di incontri mai avvenuti. Chissà quanti posti ci sono nel Mondo che aspettano una nostra visita. Chissà quante donne stanno sedute davanti le loro abitazioni, su sedie di legno e corda, che guardano l'orizzonte in attesa di un giovane ragazzo con lo zaino in spalla. E in quei prati, in quelle scogliere, in quelle montagne, tra quelle donne sognatrici, tra quelle donne sconosciute che si nasconde forse ciò che ogni giorno cerchiamo e che ogni giorno non troviamo, salvo poi illuderci di averlo trovato dopo anni dietro la porta accanto a quella nostra.
Può capitare di incontrare finalmente ciò che cerchiamo da una vita, ma da allora inizieremo un lento ma deciso valzer, ognuno per una sua direzione, ogni direzione diversa dall'altra.
Saremo destinati forse ad incrociarci ad ogni novilunio, a percorrere strade che si avvicinano, si uniscono e poi si dividono ancora, come binari sui quali passano treni a media, breve e lunga percorrenza; ognuno con il suo numero di passeggeri, di sogni di fuga e di speranze di ritorno.
Viviamo insomma all'interno di un vortice, in cui ci muoviamo spinti contro la nostra volontà, in un continuo avvicinamento-allontanamento eterno. E in questo modo continueremo fino a quando non avremo il coraggio di allungare il braccio, di sporgere un pò la mano, di aprire il cuore e insieme farci trasportare dai venti del vortice che alla fine non sono altro che: Emozioni.
Le emozioni fanno giri infiniti, dall'alba al tramonto volano sulle menti delle persone e ai loro cuori danno aria da respirare e acqua da bere, danno cibo da mangiare e luce con cui illuminarsi. Le emozioni danno vita da vivere, colorando i nostri sguardi d'amore e di odio, d'amicizia e d'affetto, di delusioni e di illusioni. Ci regalano sogni da sognare nella notte come se fosse sempre la prima notte che trascorriamo da sognatori.


Elle avait des bagues à chaque doigt,
Des tas de bracelets autour des poignets,
Et puis elle chantait avec une voix
Qui, sitôt, m'enjôla.

Elle avait des yeux, des yeux d'opale,
Qui me fascinaient, qui me fascinaient.
Y avait l'ovale de son visage pâle
De femme fatale qui m'fut fatale

On s'est connus, on s'est reconnus,
On s'est perdus de vue, on s'est r'perdus d'vue
On s'est retrouvés, on s'est réchauffés,
Puis on s'est séparés.

Chacun pour soi est reparti.
Dans l'tourbillon de la vie
Je l'ai revue un soir, hàie, hàie, hàie
Ça fait déjà un fameux bail.

Au son des banjos je l'ai reconnue.
Ce curieux sourire qui m'avait tant plu.
Sa voix si fatale, son beau visage pâle
M'émurent plus que jamais.

Je me suis soûlé en l'écoutant.
L'alcool fait oublier le temps.
Je me suis réveillé en sentant
Des baisers sur mon front brûlant.

On s'est connus, on s'est reconnus.
On s'est perdus de vue, on s'est r'perdus de vue
On s'est retrouvés, on s'est séparés.
Dans le tourbillon de la vie.

On a continué à toumer
Tous les deux enlacés
Tous les deux enlacés.
Puis on s'est réchauffés.

Chacun pour soi est reparti.
Dans l'tourbillon de la vie.
Je l'ai revue un soir ah là là
trallallla
Elle est retombée dans mes bras

Quand on s'est connus,
Quand on s'est reconnus,
Pourquoi se perdre de vue,
Se reperdre de vue?

Quand on s'est retrouvés,
Quand on s'est réchauffés,
Pourquoi se séparer ?

Alors tous deux on est repartis
Dans le tourbillon de la vie
On à continué à tourner
Tous les deux enlacés
Tous les deux enlacés.


Portava un anello per ciascun dito
una montagna di braccialetti ai polsi
e poi cantava con una certa voce
che pure mi acchiappava

Aveva certi occhi certi occhi d'opale
che mi affascinavano, o se mi affascinavano
e poi c'era l'ovale di quel pallido viso
di donna fatale che fatale mi fu.

Ci siamo conosciuti e riconosciuti
ci siamo persi di vista, ci siamo ripersi di vista
e ci siamo ritrovati e poi riattizzati
e poi ci siamo separati

Ciascuno è ripartito per fatti suoi
nel vortice della vita
e poi l'ho rivista una volta di sera
trallallalla e' un ballo famoso

Al suono del banjo l'ho riconosciuta
quel curioso sorriso m'aveva invaghito
la voce fatale sul viso bello e pallido
mi emozionarono più che mai

Mi sono stordito mentre l'ascoltavo
l'alcool fa dimenticare
mi sono svegliato e sentivo
dei baci sulla mia fronte ardente

Ci siamo conosciuti e riconosciuti
ci siamo persi di vista, ci siamo ripersi di vista
e ci siamo ritrovati e poi riattizzati
e poi ci siamo separati

E abbiamo continuato a girare
allacciati insieme
allacciati insieme
ci siamo riattizzati

Ciascuno è ripartito per fatti suoi
nel vortice della vita
E poi l'ho rivista una sera
trallallla
e mi è ricaduta tra le braccia

Quando ci siamo conosciuti
quando ci siamo riconosciuti
perché perdersi di vista,
perdersi ancora di vista?

Quando ci siamo ritrovati
quando ci siamo riacchiappati
perché separarsi?

Allora tutti e due siamo ripartiti
nel vortice della vita
E abbiamo continuato a girare
allacciati insieme
allacciati insieme

lunedì 18 giugno 2007

Da "Romeo e Giulietta" di William Shakespeare


Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù?
È l'oriente, e Giulietta è il sole.
Sorgi, vivido sole, e uccidi l'invidiosa luna,
malata già e pallida di pena
perché tu, sua ancella, di tanto la superi in bellezza.
Non essere la sua ancella, poiché la luna è invidiosa.
Il suo manto di vestale è già di un verde smorto,
e soltanto i pazzi lo indosano. Gettalo via.
È la mia donna; oh, è il mio amore!
se soltanto sapesse di esserlo.
Parla, pure non dice nulla. Come accade?
Parlano i suoi occhi; le risponderò.
No, sono troppo audace; non parla a me;
ma due stelle tra le più lucenti del cielo,
dovendo assentarsi, implorano i suoi occhi
di scintillare nelle loro sfere fino a che non ritornino.
E se davvero i suoi occhi fossero in cielo, e le stelle nel suo viso?
Lo splendore del suo volto svilirebbe allora le stelle
come fa di una torcia la luce del giorno; i suoi occhi in cielo
fluirebbero per l'aereo spazio così luminosi
che gli uccelli canterebbero, credendo finita la notte.
Guarda come posa la guancia sulla mano!
Oh, fossi un guanto su quella mano
e potessi sfiorarle la guancia!

venerdì 15 giugno 2007

Il Tempo


Oggi vorrei parlare del Tempo.
Non del meteo; non mi importa se c'è il sole o piova. Voglio parlare del Tempo che segna la nostra vita, quella dimensione invisibile, incolore e inodore che regna su di noi in maniera assoluta e lasciare l'autorizzazione al destino di accadere, all'amore di sbocciare e alla morte di sopraggiungere.
E' un gigante buono che ci copre con le sue mani e ci muove come piccole marionette nel teatrino della vita, su un palcoscenico calpestato da milioni di persone prima di noi, che sarà calpestato da milioni di persone dopo di noi. E' questa la grande verità: noi siamo solo passeggeri e in quanto passeggeri siamo quindi di passaggio. Popoliamo un areoporto che si riempie e si svuota costantemente. Il Tempo invece è sempre presente. Rimane al "Terminal" e controlla la durata del nostro biglietto e del nostro viaggio. Acconsente alla partenza e timbra per l'arrivo.
Il Tempo non ha un passato e non ha un futuro. Il Tempo è un essere unico, nel suo genere e nella sua natura. Non presenta interruzioni. Non ha un inizio e non ha una fine. Noi invece siamo esseri fragili e imperfetti di natura, pieni di passato e carenti di futuro, bisognosi anzi e fin troppo spesso di maggiore Tempo per sperare in un futuro più colorato, più profumato, più vivo. Ma proprio del Tempo, di quel Tempo che invochiamo in ginocchio di fronte agli Dei, non abbiamo paura, perchè il Tempo è più grande di noi e non riusciamo mai a governare. Neanche ad addomesticare.
Basta un suo segno del viso, un tocco della mano o un battito di ciglia che una parte di noi svanisce e va a popolare il passato, quella valigia che ci portiamo sempre dietro e che non apriamo mai; quella valigia chiusa e la cui combinazione non esiste.
Basta un minuto, basta un secondo e quello che eravamo non siamo più. Siamo diversi, in un continuo mutare e divenire; come il mare con le sue onde; come il cielo con le sue nuvole; come il Sole con i suoi raggi. Ma il Tempo no. Il tempo non muta mai e non cambia. E' sempre formato da secondi, da minuti e da ore; da giorni e da settimane; da mesi e da anni che si danno la rincorsa e si superano di continuo. Non fermano mai la loro corsa come le gocce d'acqua di un fiume che dalla montagna scorre verso valle e si riversa in un mare infinito.
Sono tanti i difetti del Tempo; tante sono le crudeltà che il Tempo compie, ma ha anche un pregio per nulla secondario: è l'unico medico con la cura esatta per le pene d'amore, sentite da cuori solitari e tristi che piangono nel ricordo di un bacio che c'è stato o nel sogno di un bacio che non c'è stato mai; nel ricordo di una mano che lo teneva stretto e di due occhi che per lui brillavano.
Sono convinto che i ricordi tengono legati ciò che la realtà divide. Sono convinto che noi, qualunque sia la nostra condizione di vita, rimaniamo sempre legati a certi pensieri come fossimo legati ad un bunjee jump ma proprio questa è la similitudine credo più attinente.
Ci illudiamo di riuscire a fuggire via, liberi e veloci, sempre più lontani dal pensiero ma basta un piccolo segno, un piccolo secondo per tornare repentinamente indietro, verso quel pensiero. Ma qui sta la grandiosità: ogni andata è sempre più decisa, sicura e determinata; ogni ritorno è sempre più lontano dal pensiero. Con il Tempo riusciremo a fermarci ben a distanza da quel pensiero, che ci fa male, che ci intorbidisce l'esistenza, che ci colora la vita, si, ma di un colore pieno di sofferenza.

martedì 12 giugno 2007

Il Capolavoro


Il tuo capolavoro sei tu.
Il tuo capolavoro è quello che sei, quello che dici e quello che pensi.
Il tuo capolavoro è la ciocca di capelli che nasconde un tuo occhio e lo fa apparire e scomparire, come la luna nel cielo notturno lungo un mese.
Il tuo capolavoro è la mano che sfiora la guancia e libera lo sguardo e la sua luce quando rimani in piedi ad ascoltare la gente parlare attorno a te.
Il tuo capolavoro è il sogno che vivi la notte ad occhi chiusi, profumato come un giardino di rose gialle e bianche, graffiato dal volo delle farfalle variopinte e leggere. Il tuo capolavoro è il sogno che lasci vivere a chi ha la fortuna di incrociare il suo viaggio con il tuo.
Il tuo capolavoro è l’abbraccio che offri a chiunque te lo chieda con gli occhi bagnati e tremanti, di una vita già passata, di una vita sprecata e forse mai vissuta.
Il tuo capolavoro è quello che vuoi.
Ci sarà sempre qualcuno pronto ad abbatterti, a mirare dritto al tuo cuore e premere il grilletto. Ci saranno giorni in cui tutto verrà messo in dubbio e quello che oggi appare chiaro e onesto, domani sarà presentato come oscuro e furbo.
Il sorriso diventerà una smorfia. Il volto non sarà più il tuo e gli occhi non saranno più le stelle più brillanti.
Tutto questo accadrà.
Arriva sempre il momento di sentire le proprie lacrime bagnare le dita delle mani. Ma anche questo è un tuo capolavoro. Lasciare urlare la tristezza quando la tristezza vuole urlare contro i muri, contro i treni e contro il cielo è il capolavoro di chi ama la vita e di essa prende lo zucchero e il sale.
Non conta se l’anima è quella di un poeta o di un pittore. Non conta che tu sia scultore o musicante. Conta quello che davvero senti, l’amore che riempie il cuore, la gentilezza che riempie la vita, la passione che riempie un secondo.
Conta tutto questo e forse alla fine non conta proprio nulla, perché il tuo capolavoro sei tu, quello che sei, quello che pensi e quello che fai.
Niente di più.

martedì 5 giugno 2007

La Lacrima

Domenico Cocchiara, La lacrima, acrilico su tela, cm. 30 x 40
La lacrima è il segno di un cuore che soffre, a cui oggi hanno strappato un pezzo e adesso sanguina copiosamente, perdendo un sangue rosso e caldo come l’amore che prova maestoso al suo interno.
La lacrima è l’urlo di un’anima che sente sulla sua pelle il dolore per un sole beffardo che non sente ragioni di risplenderà nel suo cielo azzurro ma che si nasconde dietro a migliaia di piccole e spesse nuvole di fumo, nascondendo così i suoi raggi luminosi e infuocati.
La lacrima è la ribellione di un sogno non più sognato da una mente che ha trovato la verità di un sentimento non corrisposto, un sentimento che lo nutriva di sale e d’aria, un sentimento che pulsava forte come un’orchestra di pianoforti o una festa popolare di tamburi e che oggi rimane in silenzio nell’angolo buio dello sguardo, chino e vuoto, come un palloncino ferito, come una bandiera ammainata.
La lacrima è il prezzo che paghi quando il destino viene a bussare alla tua porta e ti presenta il conto di una vita vissuta nella instabilità e nell’equilibrio precario, come un equilibrista circense: una vita fatta di illusioni e di speranze sognate di notte e puntualmente svanite alle prime luci del giorno, quando i fumi e le euforie sono smarrite, quando il viso che vedi nello specchio e il tuo e tutto quel che resta è un attaccapanni spoglio e una porta socchiusa. Davanti lo specchio senti il campanello suonare: “Din Don” e senti la pressione aumentare, il cuore battere forte e gli occhi inumidirsi. La porta si apre e una linea sottile di luce entra. Senti i passi avvicinarsi, sempre più rumorosi e senti una mano toccarti la spalla. Non c’è bisogno di voltarsi. Dallo specchio vedi il tuo destino che ti reclama, che ti porta il conto e ora pretende di essere pagato. Abbassi lo sguardo, fissi un punto nero che lentamente diventa bianco, che va restringendosi senza alcun motivo. Chiudi lentamente gli occhi e appena li riapri scopri che sono bagnati. Senti la lacrima scendere lentamente sulla guancia, senti la scia bagnata rigare la pelle e poi ad un tratto: “Tac” il torrente si spezza, il cordone si lascia. La lacrima fa il salto nel vuoto, precipita giù veloce e libera. Vola leggera verso la sua fine, verso il suo destino. Una impercettibile gocciolina si erge al suo atterraggio. Una piccola fonte d’acqua per pochi attimi era nata dalla morte di un sogno.