venerdì 28 novembre 2008

La tua figura


Senti anche tu il pianoforte che suona?
Esso suona soltanto per noi; una musica lenta e dolce come lo sguardo che ci scambiamo quando insieme ci guardiamo negli occhi prima di chiudere gli occhi e sussurrare nel silenzio tutto quello che custodiamo nel cuore, in un angolo del nostro cuore, a riparo dai dolori e dalle lacrime.
Un tasto dopo l'altro si compone una melodia che riporta alla mente l'armonia dei nostri sospiri, soffiati nel buio di una stanza, chiusa e fresca come un baule pieno di speranza e di sogni.
Tremando ti sposto i capelli dal viso, liberando la luce dei tuoi occhi, e la stanza si illumina di una calda luce rossa e gialla che proietta sulle mura e tutto intorno strani simboli che mai avevo visto prima.
Sono simboli d'amore e di felicità che brillano nell'ombra che inghiotte tutto quello che ci sta accanto. Ti guardo rapito!
Mi sei sempre sembrata così irraggiungibile e invece ora ti ho proprio davanti, a tal punto da sentire il tuo respiro mischiarsi al mio e il tuo profumo nutrire i miei polmoni.
Sei per me una sorgente e io Narciso in te mi specchio e in te mi perdo.


mercoledì 26 novembre 2008

Mi sono riempito gli occhi di te


Non sono passate neanche 72 ore da quando ti ho vista l'ultima volta, da quando ho sentito piano piano staccarsi la tua mano dalla mia e già mi manchi.
Mi manchi come quella cosa che non si ha mai avuto, come quella felicità di cui non se ne ha mai abbastanza.
Come faccio a sopravvivere? Semplice.
Mi son riempito i miei occhi di te, della tua bellezza e della tua infinita luminosità.
Ho riempito gli occhi dei tuoi capelli setosi e profumati, delle tue lentiggini così delicate da sembrare delle piccole costellazioni sul cielo del tuo viso.
Mi sono riempito gli occhi della costellazione che sosta sul tuo corpo, come un magico gioco, un meraviglioso segnale di amore e di gioia.
Ho riempito gli occhi del tuo sorriso contagioso e pieno di allegria, della tua intelligenza e della tua fine arguzia.
Mi sono riempito gli occhi della tua dolcezza e del tocco tanto gentile delle tue carezze sulla mia pelle rigenerata dalle tue piccoli mani.
Ho riempito gli occhi delle tue labbra così morbide da baciare e delle tue guance.
Mi son riempito gli occhi di te. Ti ho rapita e da allora ti custodisco dentro il mio sguardo, tra le pareti del mio ricordo, poggiata sopra tanti guanciali di seta rossa e di pizzo bianco.
Lì mi prendo cura di te e da te traggo la forza e la gioia di svegliarmi la mattina dal sonno e di mostrarmi per quello che sono alla vita, senza maschere nè bugie.
Sembrava impossibile fino a poco tempo fa ma oggi è invece una realtà.
Poi mi incoraggia la certezza che presto ci rivedremo, in qualche posto del mondo; dovunque tu sarai, io ci sarò. Non mi allontanerò mai, come un tuono dal lampo, come un'ombra dalla luce.
Da quando sei accanto a me, mi capita di camminare in aria, sulle nuvole, e non avere vertigini. Sorrido per la strada e vedo tutto colorato di mille colori. Sogno ad occhi aperti e ciò che sogno ha i capelli rossi, le lentiggini e un'aurea tutto intorno di purezza e di unicità.
You make me wonder...

mercoledì 12 novembre 2008

Il mistero delle rette parallele


Le rette parallele sono un mistero di amicizia, di amore e di armonia.
Riescono a stare vicine senza mai toccarsi, fino al'infinito.
Non si allontanano mai e neanche si avvicinano perchè se si avvicinassero vorrebbe dire che in un punto almeno inizierebbero ad allontanarsi.
E invece loro stanno sempre lì, immobili nello spazio. Stanno a guardarsi negli occhi; si cercano e si curano, senza mai abbandonarsi.
Rimangono lì, l'uno accanto al'altra dalla nascita e per sempre perchè le rette parallele non muoiono. Sono immortali. E a pensarci bene non nascono neanche. Ci sono sempre state e sempre ci saranno.
Non v'è forma di amore più profondo di quello di due rette parallele.



giovedì 6 novembre 2008

Le cose che si perdono


Al mondo esistono milioni di cose, piccole e grandi cose, che ci attraversano la vita o che semplicemente lambiscono le rive del fiume che è la nostra esistenza.
Tra questi milioni di cose tante cose le conserviamo e ce le portiamo sempre dietro, per lungo tempo. Alcune anche ci accompagnano fino alla morte.
Altre cose invece ci servono solo per un breve lasso di tempo, le consumiamo e poi le gettiamo in qualche angolo al buio, dove nessuno passa per pulire e dove non arriva nessun raggio di sole.
Altre ancora invece, sebbene possono servirci, noi le perdiamo, abbandonando così la possibilità di usare e di averle con noi quando sarà venuto il momento di usarle.
Le cose perse non si possono in nessun modo salvare, non si possono recuperare. Esse svaniscono nel nulla e diventano irraggiungibili; prendono il volo sugli aliti del vento e si sollevano così in alto che scompaiono anche dalla nostra vista. Volano in mezzo alle nuvole e tra le stelle e da lontano brillano pure loro. Il loro però è un bagliore oscuro che si confonde con il colore della notte.
Delle cose che si perdono ne sentiamo sempre la mancanza sulla nostra pelle e nella nostra anima, sentiamo il buco che si crea e il vuoto che inghiotte lentamente ciò che rimane; allargandosi e svuotandoci sempre di più.
A volte però capita di trovare qualcosa che somiglia a ciò che si è persa. Non che sia meno bella o più bella; non che sia meno vera o più vera. Non che sia meno nostra o più nostra.
E' qualcosa che ci viene forse regalato da Dio e che va subito, spontaneamente, a riempire il vuoto creato da ciò che si è perso prima.
A volte ciò basta; a volte non basta.
Ciò non conta. Conta che il senso di vuoto che si prova a poco a poco scompare o diminuisce.
Conta che si possa tornare a sorridere, anche solo illudendosi di sorridere.

lunedì 3 novembre 2008

L'ecclesiaste


Per tutto v'è il suo tempo, v'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo per svellere ciò ch'è piantato; un tempo per uccidere e un tempo per guarire; un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere; un tempo per far cordoglio e un tempo per ballare; un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle; un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracciamenti; un tempo per cercare e un tempo per perdere; un tempo per conservare e un tempo per buttar via; un tempo per strappare e un tempo per cucire; un tempo per tacere e un tempo per parlare; un tempo per amare e un tempo per odiare; un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Che profitto trae dalla sua fatica colui che lavora? Io ho visto le occupazioni che Dio dà agli uomini perché vi si affatichino. Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo; egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero della eternità, quantunque l'uomo non possa comprendere dal principio alla fine l'opera che Dio ha fatta. Io ho riconosciuto che non v'è nulla di meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro vita, ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio. Io ho riconosciuto che tutto quello che Dio fa è per sempre; niente v'è da aggiungervi, niente da togliervi; e che Dio fa così perché gli uomini lo temano. Ciò che è, è già stato prima, e ciò che sarà è già stato, e Dio riconduce ciò ch'è passato. Ho anche visto sotto il sole che nel luogo stabilito per giudicare v'è della empietà, e che nel luogo stabilito per la giustizia v'è della empietà, e ho detto in cuor mio: `Iddio giudicherà il giusto e l'empio poiché v'è un tempo per il giudicio di qualsivoglia azione e, nel luogo fissato, sarà giudicata ogni opera. Io ho detto in cuor mio: `Così è, a motivo dei figliuoli degli uomini perché Dio li metta alla prova, ed essi stessi riconoscano che non sono che bestie'. Poiché la sorte de' figliuoli degli uomini è la sorte delle bestie; agli uni e alle altre tocca la stessa sorte; come muore l'uno, così muore l'altra; hanno tutti un medesimo soffio, e l'uomo non ha superiorità di sorta sulla bestia; poiché tutto è vanità. Tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengon dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere. Chi sa se il soffio dell'uomo sale in alto, e se il soffio della bestia scende in basso nella terra? Io ho dunque visto che non v'è nulla di meglio per l'uomo del rallegrarsi, nel compiere il suo lavoro; tale è la sua parte; poiché chi lo farà tornare per godere di ciò che verrà dopo di lui?