lunedì 23 marzo 2009

A presto...


Lento, lentamente, metro dopo metro, respiro dopo respiro, stamattina il treno ha lasciato la stazione, lasciando dietro di sè, una scia di polvere, fumo e una nube di sogni e di ricordi felici, fatti di giorni spensierati, sereni, colorati, profumati e pieni di sole, nonostante fuori tirasse il vento e facesse anche piuttosto freddo.
Il treno prendeva velocità e con maggiore velocità la tua immagine si stagliava davanti il mio sguardo e da lì non si spostava. Non scompariva. Rimanevi lì e mi guardavi, mi sorridevi con il viso un pò reclinato sulla tua spalla destra e chiudevi il tuo occhio destro in segno di complicità e di allegria.
La tua immagine allegra mi ha seguito per tutta la mattinata. L'ho rivista ad ogni stazione, in aeroporto e poi anche sulle ali dell'aereo che, dall'alto dei cieli, lì dove splende sempre il sole, mi faceva guardare la neve sulle montagne, il mare con in mezzo le sue isole e le nuvole come tanti piccoli batuffoli di cotone.
Mi hai seguito e io ti ho sentita forte e presente accanto a me.
Ho sentito il tuo respiro sul mio collo, così come fossimo abbracciati e stretti. E non fa niente se aprendo gli occhi, poi non ti trovavo. Ti avevo nel cuore e nella mente.
E anche ora, che non ti vedo da poco più di 14 ore, ti ho nel cuore e nella mente.
A presto...





mercoledì 11 marzo 2009

Alla ricerca della felicità...


Come tempo fa ho già detto, viaggiano i viandanti e viaggiano i perdenti.
Viaggiano tutti insomma e io torno a viaggiare.
Tra poco partirò e andrò alla ricerca della felicità. Stavolta però sono avvantaggiato...
So dove essa risiede e anzi, Lei mi aspetta.
Hasta luego companeros!!!

domenica 8 marzo 2009

La donna nobilita l'uomo

(Caffarelli Teresa, pittrice)


Non è solo il lavoro che nobilita l'uomo.
Ciò che sublima l'uomo, stavolta inteso non come genere umano ma come "genere di sesso", è la donna. La donna nobilita ogni azione che l'uomo compie e purifica ogni idea che l'uomo pensa. Per la donna l'uomo è stato capace di cose meravigliose, quasi paradisiache. Per la donna sono stati i versi più belli, e penso ai versi di William Shakespeare oppure ai versi di Pablo Neruda.
Per una donna è stata scritta la Divina Commedia. Per una donna noi uomini sentiamo quel sentimento d'amore che ci migliora, che ci fa sentire bene, unici, rari e così leggeri da poter volare a tre metri sul cielo, o a sei metri come tanti dicono per via della grande folla che a tre metri s'incontra. Per la donna la nostra vita diventa profumata e colorata.
Certamente per la donna siamo disposti anche ad atti di cattiveria, come fu la guerra di Troia da parte dei Greci. Ma ci sta anche. Il tesoro che una donna possiede, la bellezza, la purezza, il senso di immortalità che riesce a regalarti una donna, vale tutto ciò.
E' la donna che nobilita l'uomo. E se capita che qualche "uomo" usa violenza su una donna, non vuol dire che quella donna non nobiliti l'uomo. Vuol dire che quello non è un uomo ma un animale.
Grazie donne e grazie Donna!

domenica 1 marzo 2009

Come una barca a vela

(Marina con barca a vela di Maurizio Soffiatti, olio su tela di cm. 50 x 70)


Stamattina mi son seduto sul divano. Avevo davanti la finestra e da una persiana aperta entra un pò di luce, ancora timida e fredda, luce del primo sole mattutino, utile soltanto per allontanare la notte e i suoi pensieri in chiaro e scuro.
Fuori c'era un forte vento e la tenda che in estate mi ripara dal vero sole caldo, stamattina si muoveva senza sosta e senza alcuna pace. Era scossa dalle raffiche di vento, che saranno state di sicuro raffiche fredde di vento. Sembrava quasi una vela di una barca in alto mare, in mezzo ad una tempesta; una barca che imbarca acqua da tutti i lati, barcolla, quasi si capovolge ma cerca comunque di restare ancora dritta, di non spezzarsi e di non lasciarsi andare giù, a picco, negli abissi del mare; farsi nascondere dalle acque e accogliere in quel silenzio come se fosse nel ventre materno.
Guardavo la luce farsi spazio nella stanza, il vento travolgere tutto ciò che trovava davanti i suoi passi e pensavo. Pensavo al calore che può dare un fuoco e al pericolo che allo stesso tempo esso rappresenta. Pensavo alla mia paura di scottarmi e a quella necessità che ho di scottarmi. Guardavo la finestra e mi vedevo lì seduto a guardare la finestra. Avrò di sicuro avuto uno sguardo perso lì fuori, smarrito e ricercatore. Ricercavo la strada giusta, anche se la meno battuta, per ritornare a stare davanti al sole e non scottarmi; sentire semplicemente sulla pelle e nel cuore il calore delle sue fiamme e non sentire invece il bruciore dei suoi raggi.
Il vento non mi era d'aiuto per niente. Lui spirava in direzione opposta a quella in cui volevo andare. Se mi fossi affacciato, so che sarei andato ancora più lontano. Niente mi avrebbe fermato, niente mi avrebbe trattenuto e sarei andato, contro la mia voglia, sempre più lontano; al punto di perdermi magari e non poter più tornare indietro, dove tutto invece è caldo, colorato, profumato da fiori e felice per via dell'amore che lì si respira.
Stavo seduto sul divano e ho scelto di stare fermo. Seduto. Immobile. Guardavo la tenda scuotersi e il sole tentare di raggiungermi. Io rimanevo fermo. Col pensiero a te, col cuore a te e negli occhi una sensazione di bruciore, un senso di mare, di quel mare che potrebbe nascondere e accogliere quella barca.
Chissà se leggerai mai queste parole. Chissà se darai loro lo stesso significato che hanno per me. Chissà.