lunedì 15 febbraio 2010
Ultimo post
martedì 17 novembre 2009
Ragazza che non ho (Jack Folla)
Ragazza che non ho, ti ho gia scritto una volta, ero più giovane dentro e fuori, sognavo che dal buio fiammante della radio potessi uscire tu, con il mio sos di carta fra le dita e uno di quei sorrisi che sembrano dire: “perché ti meravigli tanto, Jack?
Non hai mai visto uscire una ragazza da una radio?”
Avrei guardato le tue gambe svelte scavalcare la finestra nera della mia Sony, ti saresti lasciata ammirare col vestitino di carta giapponese con i fiori d’acqua
E tutti i miei problemi si sarebbero accucciati in un angolo come un cane pentito, perché avevo osato dubitare della materia dei sogni.
Vedi ragazza, credere nell’impossibile è stata la causa di tutti i miei guai e di tutte le mie grandezze. Io ho puntato su tutte le roulette, ho guidato contromano nella notte, sono andato in spiaggia con le scarpe d’inverno e mi sono steso in cappotto davanti al mare bruciante, perché disprezzavo i luoghi comuni e, così non ho mai smesso di credere che esisti; che esistono ragazze che escono dalle radio con i vestiti a fiori.
E questo lo devo a mio padre, che mi insegnò ad osare...
Ecco perché ti ho riscritto e imbuco la mia busta nell’universo.
Non sono così sciocco da credere che tu non verrai mai : i miracoli sono più reali dei soldi, la verità è che temo di deluderti.
Sono scorbutico, e pieno di dubbi e non ho mai imparato a ballare.
Ti annoieresti, temo, e dopo qualche minuto di silenzio mi diresti: usciamo ?
E non mi va di uscire, e poi stasera in televisione c’è il mio documentario preferito, e di là la cena è apparecchiata per uno.
E poi ho l’ansia da prestazione, va bene?
Tu hai fatto l’amore fra le stelle io in letti da serie B, e la sigaretta dopo... era l’orgasmo.
Attenta, non credermi ragazza che non ho, il mio è un vecchio gioco.
Provocare miracoli e smettere di stupirsi l’attimo dopo.
Se a quel punto te ne andassi via, sarei perduto: siamo mezzi uomini, mezzi maghi, eterni bambini.
Non credermi, basta! Portami fuori!
È una sera così dolce, ci sarà pure da qualche parte una balera deserta dove potrai insegnarmi il ritmo semplice della vita.
Ragazza che non ho, stanotte saremo in tanti ad attenderti lo sai?
Tu fai così, non pensare a me!
A forza di credere ai miracoli, io ho imparato a reggerne l’assenza; ma uno, questa notte, uno almeno di noi, fallo felice!
di Diego Cugia
sabato 14 novembre 2009
Gemma di saggezza
Stéphen Jourdain
martedì 13 ottobre 2009
The Crystal Ship
Erano le 19:48 e la prima considerazione che ho fatto è stata questa qui: il tempo passa veloce.
Passa anche se noi non ce ne accorgiamo. E' incurante di tutti noi. Fino a qualche settimana fa, alla stessa ora magari mi trovavo ancora sotto il sole in spiaggia o nel mezzo del caldo e di una corsa attorno ad un campo sportivo; mentre oggi mi trovavo al buio, sotto la luna già splendente e col cielo puntellato dalle stelle.
Si, il tempo passa su di noi, nel silenzio e anche nel rumore, nascosto o allo scoperto e noi non possiamo fare nulla per fermarlo.
In nessun modo possiamo vivere qualcosa che non abbiamo vissuto indietro nel tempo, non possiamo rivivere qualche che abbiamo vissuto indietro nel tempo. Ciò che ci rimane è sperare che un giorno, in un futuro prossimo, possiamo vivere ciò che nel tempo passato non siamo stati capaci a vivere. Possiamo sperare che il tempo sia così galantuomo da darci una seconda chance, per afferrare meglio e prima la felicità che ricerchiamo sin dalla nascita.
Insieme al proposito, mi rimane una promessa e una canzone.
La promessa è di non perdere più altro tempo, non lasciare che il tempo passi cancellando ciò che non ho saputo vivere.
La canzone è questa qui.. che sin dal suo primo ascolto mi ha fatto sempre sentire chiaramente dentro di me il lento ma inarrestabile passare del tempo.
venerdì 18 settembre 2009
L'elogio della lumaca (2° round)
giovedì 30 luglio 2009
L'elogio della lumaca
La lumaca è sempre vista da tutti come la noia materializzata. Lenta nel suo incidere. Millimetrica. Sembra sempre ferma. E invece si muove. Si muove più di quanto noi stessi pensiamo o siamo capaci a fare, perché la lumaca sogna durante il suo impercettibile cammino e ha una mente così aperta e sognatrice che sempre, sempre, sempre, lei si immagina di fare chissà che cosa e in compagnia di chissà chi, in un posto del mondo qualsiasi. Non deve essere per forza quel muro bianco su cui si sta arrampicando o quel tronco di gelso in mezzo alla campagna. La lumaca sogna anche posti mai visti, conosciuti solo perché sentiti nominare dagli altri. Spesso sogna posti che non esistono.
La lumaca ha dei sentimenti. Per questo si porta sempre con sé, dietro di se, sulle sue spalle, il peso dei suoi ricordi e della sua casa, di quello che è stata. Non dimentica mai ciò che è stata. Non si fa abbattere dal peso del suo passato. Ne va orgogliosa e orgogliosamente lo va mostrando lungo tutto il suo infinito cammino. La lumaca ha paura del futuro ma nonostante ciò lo affronta e non si tira indietro. Lascia sempre dietro di sé una scia, un solco, utile per ritrovare la strada appena percorsa.
La lumaca forse pecca d’ingenuità ma non è cattiva. Proprio non riesce a vedere la reale natura delle cose, tende a sminuire e sminuirsi ed è allora che interpreta male ciò che le accade. Non afferra al volo il significato di un saluto, di un bacio o di un sorriso da parte di un’altra lumaca. Li bolla come tutt’altro. Salvo poi capirlo successivamente, dopo un po’ di tempo, con lentezza e magari rimpiangere, provare rimorso o più semplicemente provare a rimediare. Ma il tempo è già passato ed è difficile che il passato diventi presente per un uomo o un animale veloce. Figuriamoci per una lumaca.
Ecco, la lumaca a volte capisce lentamente le cose che le accadono. Credo sia l’unico suo difetto. Per il resto è perfetta di suo. Perfetta nella sua imperfezione, come qualsiasi altro essere vivente.
La lumaca pensa, ama, sogna. Cammina, viaggia. Lentamente. Impercettibilmente. Ma all’infinito.
sabato 25 luglio 2009
La lettera di Marina
lunedì 20 luglio 2009
Pari e dispari
Pari o dispari?
Meglio il numero o meglio il numero dispari?
Ebbene, ho sempre preferito il numero dispari. Sarà che il dispari è visto dall’esterno come quel numero tendente alla solitudine o a restare solo. In questo caso il numero uno inganna tutti. Però, nonostante questo, ho sempre scelto il dispari ad esempio quando da bambino si facevano le “conte”. E lo scelgo ancora oggi.
Il numero dispari è per me ciò che di bello c’è nella matematica, perché non è perfettamente divisibile per due e a causa di ciò lascia sempre qualcosa come resto. Che belle le cose che lasciano i resti, a differenza delle cose che arrivano, passano e vanno via, lasciando il nulla dietro i loro passi.
Il numero dispari invece lascia un resto , una traccia di sé, di quello che è stato. Il numero dispari non dimentica e non viene mai dimenticato.
E’ questa la bellezza di questo numero. Un numero che al tempo stesso viene visto in modo corvo dagli altri perché tendente alla solitudine e poi lascia sempre un resto quando si divide in due.
La vita. La mia vita.
Io sono un numero dispari. Tendente alla solitudine, che però quando decide di dividersi in due e iniziare una vita in due, allora fa di tutto per lasciare dietro di sé una traccia del suo passaggio e della sua esistenza.
Tutto ciò che il numero pari non fa. Si divide in due e poi il nulla. Scomparso per sempre, senza una traccia che possa portare a lui. Come se non fosse mai esistito.
domenica 12 luglio 2009
L'arte di essere felici: Massima 13
mercoledì 8 luglio 2009
Perchè corro
Solo in questo modo si ha la piena consapevolezza che si sta correndo. Non esistono altri artefizi, altri metodi o diavolerie. Neanche ci si può fidare del giudizio altrui, esterno alla nostra persona, perchè tale giudizio può essere facilmente influenzato da falsi punti di riferimento o da errati punti di vista. Invece, il senso della vista e del tatto ci vengono in soccorso facendoci apprezzare in tutto il suo dolce sapore, il gusto della corsa, del movimento, del cambiamento.
Perchè la corsa è sinonimo di cambiamento. Di evoluzione. Forse negativa. Ma di certo evoluzione.
Non importa dove si va e dove si arriva. Conta che si sta andando e contano tutte quelle cose che durante la corsa si pensano. Sono quelle cose che colorano la nostra giornata, che ci regalano sorrisi, a volte luminosi a volte un pò cupi; ci regalano emozioni forti e anche qualche paura.
Prima o poi da qualche parte si arriva. E' logico. Ogni cosa al mondo, salvo poche, pochissime, rare eccezioni, ha un suo inizio e ha una sua fine. La corsa è tra queste.
Ha un inizio e ha una fine.
Io per tali motivi corro... E se qualcuno dovesse domandarmi perchè corro.. allora io rispondo come ha risposto Forrest Gump: "Corro perchè mi va di correre"