Domenico Cocchiara, La lacrima, acrilico su tela, cm. 30 x 40
La lacrima è il segno di un cuore che soffre, a cui oggi hanno strappato un pezzo e adesso sanguina copiosamente, perdendo un sangue rosso e caldo come l’amore che prova maestoso al suo interno.
La lacrima è l’urlo di un’anima che sente sulla sua pelle il dolore per un sole beffardo che non sente ragioni di risplenderà nel suo cielo azzurro ma che si nasconde dietro a migliaia di piccole e spesse nuvole di fumo, nascondendo così i suoi raggi luminosi e infuocati.
La lacrima è la ribellione di un sogno non più sognato da una mente che ha trovato la verità di un sentimento non corrisposto, un sentimento che lo nutriva di sale e d’aria, un sentimento che pulsava forte come un’orchestra di pianoforti o una festa popolare di tamburi e che oggi rimane in silenzio nell’angolo buio dello sguardo, chino e vuoto, come un palloncino ferito, come una bandiera ammainata.
La lacrima è il prezzo che paghi quando il destino viene a bussare alla tua porta e ti presenta il conto di una vita vissuta nella instabilità e nell’equilibrio precario, come un equilibrista circense: una vita fatta di illusioni e di speranze sognate di notte e puntualmente svanite alle prime luci del giorno, quando i fumi e le euforie sono smarrite, quando il viso che vedi nello specchio e il tuo e tutto quel che resta è un attaccapanni spoglio e una porta socchiusa. Davanti lo specchio senti il campanello suonare: “Din Don” e senti la pressione aumentare, il cuore battere forte e gli occhi inumidirsi. La porta si apre e una linea sottile di luce entra. Senti i passi avvicinarsi, sempre più rumorosi e senti una mano toccarti la spalla. Non c’è bisogno di voltarsi. Dallo specchio vedi il tuo destino che ti reclama, che ti porta il conto e ora pretende di essere pagato. Abbassi lo sguardo, fissi un punto nero che lentamente diventa bianco, che va restringendosi senza alcun motivo. Chiudi lentamente gli occhi e appena li riapri scopri che sono bagnati. Senti la lacrima scendere lentamente sulla guancia, senti la scia bagnata rigare la pelle e poi ad un tratto: “Tac” il torrente si spezza, il cordone si lascia. La lacrima fa il salto nel vuoto, precipita giù veloce e libera. Vola leggera verso la sua fine, verso il suo destino. Una impercettibile gocciolina si erge al suo atterraggio. Una piccola fonte d’acqua per pochi attimi era nata dalla morte di un sogno.
La lacrima è l’urlo di un’anima che sente sulla sua pelle il dolore per un sole beffardo che non sente ragioni di risplenderà nel suo cielo azzurro ma che si nasconde dietro a migliaia di piccole e spesse nuvole di fumo, nascondendo così i suoi raggi luminosi e infuocati.
La lacrima è la ribellione di un sogno non più sognato da una mente che ha trovato la verità di un sentimento non corrisposto, un sentimento che lo nutriva di sale e d’aria, un sentimento che pulsava forte come un’orchestra di pianoforti o una festa popolare di tamburi e che oggi rimane in silenzio nell’angolo buio dello sguardo, chino e vuoto, come un palloncino ferito, come una bandiera ammainata.
La lacrima è il prezzo che paghi quando il destino viene a bussare alla tua porta e ti presenta il conto di una vita vissuta nella instabilità e nell’equilibrio precario, come un equilibrista circense: una vita fatta di illusioni e di speranze sognate di notte e puntualmente svanite alle prime luci del giorno, quando i fumi e le euforie sono smarrite, quando il viso che vedi nello specchio e il tuo e tutto quel che resta è un attaccapanni spoglio e una porta socchiusa. Davanti lo specchio senti il campanello suonare: “Din Don” e senti la pressione aumentare, il cuore battere forte e gli occhi inumidirsi. La porta si apre e una linea sottile di luce entra. Senti i passi avvicinarsi, sempre più rumorosi e senti una mano toccarti la spalla. Non c’è bisogno di voltarsi. Dallo specchio vedi il tuo destino che ti reclama, che ti porta il conto e ora pretende di essere pagato. Abbassi lo sguardo, fissi un punto nero che lentamente diventa bianco, che va restringendosi senza alcun motivo. Chiudi lentamente gli occhi e appena li riapri scopri che sono bagnati. Senti la lacrima scendere lentamente sulla guancia, senti la scia bagnata rigare la pelle e poi ad un tratto: “Tac” il torrente si spezza, il cordone si lascia. La lacrima fa il salto nel vuoto, precipita giù veloce e libera. Vola leggera verso la sua fine, verso il suo destino. Una impercettibile gocciolina si erge al suo atterraggio. Una piccola fonte d’acqua per pochi attimi era nata dalla morte di un sogno.
5 commenti:
Ho letto un intreccio di frasi e parole per descrivere una semplice lacrima, che non è più tale, quando ad accompagnare per sempre il suo silenzioso fluire c'è tanta melodia
nel prossimo catalogo delle mie opere e sul mio sito caro ragazzo del Belice questa tua meravigliosa descrizione accompagnerà quest'opera, che già aveva un alto valore essondo stata manifesto della mia ultima mostra da Salmoiraghi&viganò, adesso il suo valore è aumentato ancora di più
Ti ringrazio Domenico per le tue parole. E' stato un flusso spontaneo il mio. Ho lasciato aperto il rubinetto e questi pensieri sono venuti fuori. Sono felice che ti siano piaciuti. E complimenti ancora per le tue opere.
Una lacrima che va dal cuore al nulla.La tristezza della tua anima mi commuove e mi rattrista.Spero che tu possa presto asciugare quelle lacrime e tornare a sorridere al sole.
Leggendo un libro di un autore che amo molto: Carlo Levi, Le parole sono pietre, mi ha colpito molto questa frase:
"Le lacrime sono parole e le parole sono pietre" parlava del racconto di Francesca Serio, madre di Salvatore Carnevale ucciso dalla mafia; la prima donna a rompere il muro dell'omertà nel lontano 1955. Cercavo una foto o qualcosa che esprimesse qst parole per inserirle nel mio blog a supporto della frase e mi ha colpito molto il dipinto di domenico cocchiara che ho trovato sul tuo blog; l'ho scelto... Katya M.
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