lunedì 21 luglio 2008

Ho sempre pensato che...

(Domenico Cocchiara, Riflessi, acrilico su carta di riso, cm. 48 x 67, 2006)
Ho sempre pensato che Tu da qualche parte in realtà ci sia, sotto qualche cielo pieno di nuvole e di stelle, dentro qualche casa dorata, dalle mura bianche e la porta di cristallo.
Ho sempre pensato che Tu non sia un sogno, o almeno che Tu non sia solo sogno, che vivi anche Tu di carne e di ossa e respiri la stessa aria che respiro io.
Ho sempre pensato che Tu un giorno ti saresti fatta trovare dai miei occhi e ai miei occhi avresti sorriso guardandoli, poi avresti spostato i capelli con una mano e li avresti portati sull'altro lato del viso scoprendo così un orecchino a forma di stella penzolante dal tuo orecchio.
Ho sempre pensato che Tu prima o poi mi avresti detto le parole che voglio sentirmi dire da una vita intera e forse pure di più, ancora prima della mia nascita.
Ho sempre pensato che per pensarti avrei avuto solo due modi per farlo: pensare che mai ti avrei conosciuto e pensare che di sicuro ti avrei conosciuto.
Potevo scegliere se essere un deluso triste o un illuso felice e ho scelto di essere la seconda persona. Quindi ho iniziato a pensarti e a pensare che di sicuro ti avrei conosciuto.
Infine, ho sempre pensato di non pensarti mai inesistente perchè quello che non esiste non profuma, non respira, non ride, non dorme, non piange, non mangia, non cammina, non salta, non corre, non beve, non guarda, non parla, non canta, non balla.
Ciò che non esiste in aggiunta non fa tante cose e Tu invece ne fai tantissime.

6 commenti:

Maria Rita per Tango Out ha detto...

Ciò che sentiamo non può non essere vero, ma può non appartenere alla dimensione della realtà. Il nostro pensiero ci permette di andare oltre i limiti di ciò che possiamo percepire attraverso i sensi, arrivando a toccare una dimensione parallela molto più ricca e complessa: quella dell'immaginazione. Quando elementi di realtà ed elementi di immaginazione si mescolano, abbiamo la possibilità di sperimentare come reale ciò che immaginario, e come immaginario ciò che è reale, il che comporta una serie di conseguenze a livello ragionativo: prima fra tutte, il credere che in qualche parte nel mondo possa esistere qualcuno che altro non è che la personificazione vivente delle nostre concezioni mentali. Stendardo del romanticismo più classico, questo modo di pensare mi affascina ma non mi appartiene.... purtroppo...

Cangaceiro ha detto...

Non credo sia stata l'illusione a farmi scrivere. O almeno non solo quella. Anche nell'illusione c'è sempre una parte di verità, quel retrogusto amaro che rimane pur se si vive un sogno.

Sai, non ti conosco da molto e mi lancerei anche a dirti che non ti conosco per nulla, però non credo che non ti appartenga completamente...

Anonimo ha detto...

sei un Grande...da qualche parte abbiamo tutti conservata la nostra metà...identificazione dei ns desideri e delle nostre aspirazioni. t auguro presto d raggiungere la tua metà della mela platonica...bacini

Cangaceiro ha detto...

Raggiungere l'altra metà della mela platonica non so se sia una cosa positiva e conveniente. Forse il vero segreto della vita è rincorrere sempre qualcosa e non fermarsi mai...

Clelia ha detto...

Mi piace la tua definizione di illuso felice... molto meglio di deluso triste! L'amor platonico... G. Byron scrisse: "Se Laura fosse stata la moglie di Petrarca, pensate che lui le avrebbe dedicato sonetti tutta la vita?".

Clelia

Cangaceiro ha detto...

Byron ha detto una verità e ci penso sempra cnh'io. Sai, a poco a poco me ne sto convincendo. Da anni ripeto che i migliori sogni sono quelli che non si realizzano, i migliori amori quelli che non sono corrisposti, le migliori cose insomma quelle che non esistono. Vuoi vedere che inizio davvero a crederci???