domenica 27 luglio 2008

Saperti felice


Ciao.
Come stai? Te lo chiedo perchè ormai da tanto tempo non riusciamo più a parlare. Muoviamo la bocca senza riuscire a sprigionare nessun rumore e quando ci riusciamo, vien fuori un rumore che non ha l'importanza degna di noi. All'improvviso qualcosa è successo e forse noi non ce ne siamo neanche resi molto conto. Fattostà che questo modo mi rimane per parlarti.
Non voglio sembrarti quello che non sono. Non voglio impicciarmi dei fatti tuoi ma vorrei sapere soltanto se quel sorriso che incrocio quando ti incrocio è un sorriso felice e contento. Mi piace saperti felice. Ecco tutto.
Ci sono notti in cui guardo le stelle brillare nel cielo e ad occhi chiusi uniscono quei punti brillanti, facendo venire fuori il tuo viso, tale e quale alla prima volta che l'ho visto mentre ridevi ad una mia battuta. Avevi una strana luce negli occhi. Luccicavi nell'ombra della sera e spiccava tra le persone che popolavano la piazza attorno a te.
Sono queste le notti in cui la luna che un pò si nasconde nel buio illumina la tua figura mentre parla e ride in mezzo ad un circolo di persone che ti guardano entusiaste per la tua luminosità. Poco importa se io non sono lì in mezzo ma rimango un pò distante, in un angolino. In queste notti sembri felice e a me basta.
Sono quelle le notti in cui l'ultimo pensiero pensato vede te come protagonista e destinataria, e la mattina successiva si apre con i raggi del sole che entrano dalle fessure della serranda della finestra e che si espandono in tutta la stanza. Assieme a quei raggi entra anche la tua figura e il pensiero di te che mi accompagna.
Ogni cosa cambia e si evolve, muta la sua crescita ma non muta di certo la sua natura. La natura rimane immutata nel tempo e la nostra natura è certamente questa. Viviamo separati. Per questo oggi mi trovo qui a scriverti queste parole che appartengono a te.
Sono io a dirle, è vero, ma tu sei la loro proprietaria vera perchè da quando ti conosco, non posseggo più nulla. Nè il cuore, nè le parole, nè l'amore. Tutto ciò che era mio, adesso appartiene a te. Quasi tutto.
A me rimane la decisione di stasera di lasciarti volare via, libera di andare dovunque tu voglia, di sorvolare qualunque mare tu voglia. Vederti voltandomi mi ha fatto male. Forse non eri neanche tu. Forse è stato semplicemente uno scherzo della mia mente. Forse eri da qualche altra parte e insieme a qualche altro però ho ugualmente deciso di scioglierti le catene.
Ho lanciato una cannuccia a terra e con lei ho lanciato l'idea di noi che avevo. Spezzata. Frantumata. Distrutta. Persa per sempre.
Ti auguro da adesso di essere felice perchè mi piace saperti felice.
Ciao.

lunedì 21 luglio 2008

Ho sempre pensato che...

(Domenico Cocchiara, Riflessi, acrilico su carta di riso, cm. 48 x 67, 2006)
Ho sempre pensato che Tu da qualche parte in realtà ci sia, sotto qualche cielo pieno di nuvole e di stelle, dentro qualche casa dorata, dalle mura bianche e la porta di cristallo.
Ho sempre pensato che Tu non sia un sogno, o almeno che Tu non sia solo sogno, che vivi anche Tu di carne e di ossa e respiri la stessa aria che respiro io.
Ho sempre pensato che Tu un giorno ti saresti fatta trovare dai miei occhi e ai miei occhi avresti sorriso guardandoli, poi avresti spostato i capelli con una mano e li avresti portati sull'altro lato del viso scoprendo così un orecchino a forma di stella penzolante dal tuo orecchio.
Ho sempre pensato che Tu prima o poi mi avresti detto le parole che voglio sentirmi dire da una vita intera e forse pure di più, ancora prima della mia nascita.
Ho sempre pensato che per pensarti avrei avuto solo due modi per farlo: pensare che mai ti avrei conosciuto e pensare che di sicuro ti avrei conosciuto.
Potevo scegliere se essere un deluso triste o un illuso felice e ho scelto di essere la seconda persona. Quindi ho iniziato a pensarti e a pensare che di sicuro ti avrei conosciuto.
Infine, ho sempre pensato di non pensarti mai inesistente perchè quello che non esiste non profuma, non respira, non ride, non dorme, non piange, non mangia, non cammina, non salta, non corre, non beve, non guarda, non parla, non canta, non balla.
Ciò che non esiste in aggiunta non fa tante cose e Tu invece ne fai tantissime.

mercoledì 16 luglio 2008

La carota, l'uovo e il caffè.


Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili. Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta.
Era stanca di lottare. Sembrava che quando risolveva un problema, ne apparisse un altro.
Suo padre, uno chef di cucina, la portò alsuo posto di lavoro. Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l'acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò alcune carote, in un'altra collocò delle uova e nell'ultima collocò dei grani di caffè. Lasciò bollire l'acqua senza dire parola.
La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre...Dopo venti minuti il padre spense il fuoco.
Tirò fuori le carote e le collocò in un piatto. Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in una scodella.
Guardando sua figlia le disse:"Cara figlia mia, carote, uova o caffè?"
La fece avvicinare e le chiese di toccare le carote, ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo, mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l'uovo sodo. Dopo le chiese di provare a bere il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma.
Umilmente la figlia domandò:"Cosa significa questo, padre?"
Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, "l'acqua bollente", ma avevano reagito in maniera differente.
La carota arrivò all'acqua forte, dura, superba; ma dopo essere stata nell'acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare.
L'uovo era arrivato all'acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito.
Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l'acqua.
"Quale sei tu figlia?" le disse.
"Quando l'avversità suona alla tua porta; come rispondi? Sei una carota che sembra forte ma quando i problemi ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza? Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, un ostacolo durante il tragitto, diventa duro e rigido? Esternamente ti vedi uguale, ma dentro sei amareggiata ed aspra, con uno spirito ed un cuore indurito? O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l'acqua, l'elemento che gli causa dolore. Quando l'acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore.
(Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai si che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che, davanti all'avversità, illumini la tua strada e quella della gente che ti circonda").

domenica 13 luglio 2008

Il verde è matematica


Ci sono giornate nella vita che ti accadono nell'assoluta credenza che non ci sia una vera ragione alla loro base. Sono le giornate in cui tutto va per come non deve andare o semplicemente per come tu non vuoi che vada. Per questo un sì invece diventa no, il sole si confonde con la luna e il caldo alla tua pelle vien sentito come un freddo invernale.
Però poi ti capita sempre di fermarti. Di fermarti ad un semaforo che tarda a diventare verde, in coda ad una fila d'auto in un paese di poche anime pie e di qualche anima dannata. Di fermarti in piedi, appoggiato al muro come nei migliori telefilm americani degli anni Settanta, ad ascoltare un gruppo cantare nel cortile di un locale, la sera.
Sei messo lì quando inizi a pensare al senso di tutto e di tutti. Ripensi allo sguardo di lei che non riesci a cancellare dalla tua mente nonostante tu abbia visto migliaia di altri sguardi femminili.
Ripensi agli occhi di lei, a quel suo modo di toccarsi i capelli e stirarsi la frangetta sempre un pò troppo lunga rispetto alla sua misura perfetta, però al tempo stesso così perfetta nella sua imperfezione.
Ripensi alle mani di lei che ti pizzicavano le braccia quando le parlavi, che battevano sul tavolo quando la prendevi in giro e che stringevano forte le tue quando ti avvicinavi per salutarla.
Ripensi a lei che non merita il tuo pensiero e per il fatto stesso che non lo meriti, senti dentro di te il pentimento di una fiducia mal riposta e l'allegria di un sogno che giorno dopo giorno rifiorisce per poi appassire e di nuovo rifiorire.
Ripensi infine alle migliaia di canzoni che per te hanno un significato e un insegnamento dai quali non puoi trascendere.
Ripensi a Jimmy Paige che in "Stairway to heaven" dice che le parole hanno spesso 2 significati. Ripensi a Jim Morrison che in "People are strange" dice che le persone sono strane quando tu sei uno straniero.
Pensi allora che nulla forse accade per caso e te ne convinci.
Pensi che tutto ha una sua logica alla base e il fatto che qualcosa accade è segno che quel qualcosa deve accadere.
Pensi infine che il verde è matematica perchè dal giallo e dall'azzurro esce fuori sempre il verde e non il rosso o il marrone. Ma il verde.
Si, in fondo il verde è matematica così come è matematica che io adesso stia qui a pensarti mentre tu chissà cosa starai facendo, assieme a chi lo starai facendo e a cosa starai pensando.