lunedì 31 dicembre 2007

Buon Anno!


Ultimo giorno del 2007 e quindi tempo di bilanci dei 365 giorni passati.
Conto le lacrime che ho speso per annegare il dolore che mi ha pervaso l'anima, le parole che ho perso per distrarre l'angoscia che mi ha riempito il cuore, i sorrisi che ho venduto per rinnovare la gioia che ha attraversato la mia mente.
Sono passati 365 giorni diversi, ognuno diverso dall'altro, ognuno uguale all'altro, fatto sempre di ore e minuti incerte, che nel loro lento ma inarrestabile scoccare portavano con loro un futuro oscuro e sconosciuto. Solo la speranza ci permetteva di attendere il minuto successivo, l'ora seguente senza scappare o urlare dalla paura. La speranza di un minuto, di un'ora, migliore o semplicemente meno peggiore di quello, quella, appena finito.
Adesso mi attendono 366 giorni nuovi ma uguali, che nascondono dietro loro la stessa incertezza, fragilità e durezza di quelli passati. Sarò adatto?
Infine, un pensiero per te che leggi queste parole, sia che tu sia un pittore che nella tela raffiguri il tuo amore, sia che tu sia una madre che negli occhi della figlia vuole vedere la felicità di una vita triste, sia che tu sia un artista all'ombra di un vulcano, sia che tu sia un'amica emigrata alla ricerca della felicità, sia che tu sia te, possa il nuovo anno celare nei suoi giorni anche una sola lacrima in meno di dolore e un sorriso in più di gioia; un giorno in meno di solitudine e un giorno in più d'amore; un incubo in meno e un sogno in più.
Buon Anno!

lunedì 24 dicembre 2007

It was Christmas!





It was Christmas Eve babe
In the drunk tank
An old man said to me, won't see another one
And then he sang a song
The Rare Old Mountain Dew
And I turned my face away
And dreamed about you
Got on a lucky one
Came in eighteen to one
I've got a feeling
This year's for me and you
So happy Christmas
I love you baby
I can see a better time
When all our dreams come true
They've got cars
Big as bars
They've got rivers of gold
But the wind goes right through you
It's no place for the old
When you first took my hand
On a cold Christmas Eve
You promised me
Broadway was waiting for me
You were handsome
You were pretty
Queen of New York City
When the band finished playing
They howled out for more
Sinatra was swinging
All the drunks they were singing
We kissed on the corner
Then danced through the night
The boys of the NYPD choir
Were singing 'Galway Bay'
And the bells were ringing
Out for Christmas day
You're a bum
You're a punk
You're an old slut on junk
Living there almost dead on a drip
In that bed
You scum bag
You maggot
You cheap lousy faggot
Happy Christmas your arse
I pray God
It's our last
I could have been someone
So could anyone
You took my dreams
From me when I first found you
I kept them with me babe
I put them with my own
Can't make it all alone
I've built my dreams around you.

giovedì 20 dicembre 2007

Verità e Follia


Anche il silenzio, come tante cose nella vita, è destinato a terminare e a lasciare lo spazio alle parole. Quel momento è giunto ed eccomi di nuovo qui, a scrivere di me, su di me, da me.
In fondo è di questo che scrivo.
Scrivo di me, delle cose che mi accadono nella vita di tutti i giorni, nelle 17-18 ore che ogni giorno trascorro con gli occhi aperti e la coscienza accesa.
Scrivo su di me, su ciò che penso di me, guardandomi dall’esterno della grotta che ho costruito e in cui mi trattengo incatenato.
Scrivo da me, così come sono capace di fare. Con il mio stile e i miei errori. Che già a parlare di stile forse si pecca di arroganza e di falsa modestia.
Cosa c’è di vero in quello che scrivo?
Tutto è vero, così come tutto quello che scrivo è falso.
Da qualche parte ho letto che tra la verità e la follia scorre una goccia di torrente. Una piccola goccia divide ciò che trova davvero forma e sostanza nella vita, da ciò che è impalpabile, incolore, inodore, a cui la nostra fantasia dona tatto, colore e odore.
E’ una lucida esaltazione della follia la mia. Perché cosa è la follia se non fantasia?
E io allora voglio usare la fantasia per creare un nuovo mondo, ideale, fantastico, dove rifugiarmi e ricreare o creare le basi di un’esistenza diversa dal solito, dal mio solito.
Se voglio piante che invece di crescere dal basso, scendono dall’alto, io me le creerò.
Se voglio un sogno da realizzare, per non correre il rischio di realizzare i miei, io me lo creerò.
Sono del resto solo parole. Tutto è formato solo da parole. Che siano vere o false poco importa.
Perché tutti alla fine credono, ognuno di noi si sa crede, a quello a cui vuole credere.
Non conta mai se sia vera. A noi basta credere.
E quindi crediamo pure che tutto sia vero. Fin quando la follia non ci smaschererà.
Buon Natale a tutti!

giovedì 6 dicembre 2007

Erano anni...


Questa sera ho voluto fare un salto indietro, così ho tolto la polvere dal mio vecchio giradischi, ho pulito la puntina e ho messo su un vecchio disco, ereditato da chi mi ha preceduto. Ho ascoltato così alcune centinaia di note, chiuse dentro a dimenticate melodie, uscire da un disco che gira, tracciato da una puntina, come un campo di grano arato da un aratro spinto da un bue.
Nella melodia ho rivisto, o forse sarebbe meglio dire ho risentito, il bambino che sono stato, con i miei giochi per strada, nella strada che sale davanti la mia casa, con gli amici del quartiere. Ho rivissuto le interminabili partite a calcio, quando la porta era un portone di un garage o più semplicemente la lunghezza delimitata da due pietre. Ho rivissuto le corse a nascondino e alla "strega comanda colore". Ho rivissuto anni in cui le responsabilità erano sconosciute, in cui nessuno di noi sapeva cosa volesse dire diventare grandi, nessuno di noi conosceva la gravità e la pesantezza del diventare grandi. Erano anni spensierati, dove si godeva del sole che sorgeva la mattina, senza preoccuparsi della sua durata. Erano anni in cui le amicizie erano eterne, anche se duravano pochi giorni.
Si girava in bici e già ci si sentiva troppo forti. Non si aveva rispetto degli adulti, e non perchè fossimo più maleducati o prepotenti. Non si aveva rispetto perchè non sapevamo che si poteva pure essere irrispettosi. Erano tutti nostri amici, grandi e anziani, e quindi perchè inchinarsi per un saluto? A noi bastava dire ciao.
Erano anni che meritavano e avrebbero meritato di essere vissuti fino in fondo, pienamente, fino all'ultima goccia, fino a finire le scorte di sogni e di speranze, che crescendo sarebbero stati preda della vita reale e responsabile.
Erano anni infine in cui un amore nasceva tra le righe di una lettera d'amore e moriva poco dopo, nelle mani di una ragazza che ricambiava lo sguardo di quello più bello di te.

lunedì 3 dicembre 2007

Attendere il tempo


Domenico Cocchiara, L'attesa; olio su tela; 23,5 x 68,5 cm. 2004.

Ci sono cose nella vita che si seguono e si inseguono senza mai trovarsi o superarsi, come il lampo che anticipa sempre il tuono, che invece arriva dopo col suo fragore e il tremore che provoca.
O come i binari che tra di loro si seguono, sempre stando accanto, discreti e fedeli, che non si allontanano mai tra di loro, vero, ma che neanche si avvicinano mai.
Ci sono cose poi nella vita che si superano di continuo, come un allegro gioco fatto da bambini, come quando ci si rincorreva per le vie del paese, nascosti dagli angoli delle case, dai grandi vasi davanti le porte e dai muretti dei giardini.
Sono le lancette dell’orologio che è legato al mio polso e che mi dà lo spunto per una riflessione sul tempo, nell’attimo stesso che ho perso.
Perché il tempo è formato da tanti piccoli, invisibili, attimi, che si sistemano in una catena infinita, dandosi la mano e collegando tra di loro ricordi e nuove esperienze, di una vita, di tante vite.
Il tempo è sempre in movimento, mai fermo. Non ti aspetta mai anche quando lo implori di rallentare per permetterti di recuperare tutto quel tempo andato perduto assieme al bacio che non hai dato, assieme all’amore che non hai confessato, assieme alla persona che non hai conosciuto.
Il tempo è sempre in mutazione, ogni attimo diverso dal precedente, ma sempre breve e rapido come un sorriso sul volto di un moribondo, disteso nel letto di piume e di cotone bianco.
Il tempo è un amico che non risponde al telefono, che non si fa trovare.
Il tempo è un amico che viene fuori quando però devi dimenticare un dolore e un sogno infranto, che ti permette di stare bene quando bene in realtà non stai e ti asciuga le lacrime versate per qualcuno di indegno.
Il tempo lo puoi chiamare, cantare, scartare, eliminare, buttare, comprare, colorare, lavare. Puoi fare tutto questo e tanto altro di più.
Si puoi, perché tanto quello che chiami, canti, scarti, elimini, butti, compri, colori, lavi non è il tuo tempo. Il tuo tempo ormai l’hai perso nell’attimo in cui si trattava di essere felici e hai preferito non esserlo.