domenica 19 agosto 2007

La notte di Ferragosto

La sera era arrivata dopo un giorno poco vissuto perchè intento a recuperare il sonno perduto, smarrito nella notte di metà agosto, trascorsa davanti al rovesciamento continuo di onde, su una sabbia fredda e umida, calpestata da migliaia di piedi, di tutte le forme e di tutte le misure, sotto un cielo aperto e stellato come pochi nel mondo, graffiato da stelle cadenti veloci e timide. Notte trascorsa a cercare di vedere tra tante teste, la sua.
Timida era anche la luna che appariva stretta e sottile nel nero del cielo, come arco in mano di Cupido, il Dio che quella sera avrebbe vegliato sui sogni e sui baci di mille amanti e occhi innamorati. La stanchezza c'era ma bastava non risponderle per non sentirla.
Quatrro chiacchiere tra amici erano le scene che si sviluppavano davanti ai miei occhi. Ogni tanto un piccolo sorso dal bicchiere scuro davanti a me, che conteneva il solito whisky&cola. Qualche sorriso di circostanza e qualche sguardo perso tra gli altri tavoli alla ricerca di un sogno da sognare, di un viso da guardare, di un cuore da amare. E all'improvviso quello che cercavo si palesava davanti ai miei occhi, in mezzo alle schiene di ragazze sedute ad un tavolino del bar.
Un sogno che silenziosamente mi invita a sognarlo; un viso che timidamente mi istiga a guardarlo, un cuore che teneramente mi esorta ad amarlo. Tutto quello che cercavo adesso si trova a pochi passi da me, seduta tra le sue amiche, fragile come un filo d'erba fresca e pura, luminosa come una perla appena trovata.
Il mio corpo restava fermo e lontano da quel tesoro ma la mia mente no. La mia mente già volava leggera nell'aria e si sedeva accanto a lei, per respirare della sua aria, per sfiorare lo sguardo dei suoi occhi e accarezzare con mano tremante il suo viso e le sue mani.
Lei non lo sapeva. Neanche lo immaginava. Nessuno lo immaginava ma io quella sera vivevo una seconda giornata, diversa da quella reale, unica perchè da me inventata e vissuta.
Lei non se ne accorse ma io quella sera sono stato lì seduto, su un'altalena poco sopra la sua testa. Mi avvicinavo e mi allontanavo sempre più lontano e sempre più vicino, tagliando l'aria notturna come una stella cadente.
Ho ascoltato i suoi discorsi, ho capito le sue domande e ho immaginato le sue risposte.
Mi dondolavo lentamente come un bambino spinto da dietro dal vento e pensavo alla follia di un'idea: amarla.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La bellezza di un blog,la magia della poesia, la poesia del sentimento.

Leggo,
Bello!

Felice notte di ferragosto...

Anonimo ha detto...

vitino..vitino....se solo potesse leggere i tuoi versi.... nn so cosa potrebbe accadere!!
bella l'idea dell'altalena...moolto..
effettivamente era palese che il tuo cervello immaginasse il tuo corpo dondolare..avvicinandosi ed allontanandosi dal suo!!

F.

Cangaceiro ha detto...

E chissà... magari lo leggerà... boh

Anonimo ha detto...

....un'idea:AMARLA....
spero tu riesca a scendere da quell'altalena, starle davanti e gridarle il sentimento ke hai dentro con la forza dell'anima pura ke tanta poesia lascia trasparire e con la dolcezza ke solo un innmorato può avere!!!
un'idea va sempre concretizzata, sopratutto quando è un' idea sublime come la tua!
il mio è solo un consiglio...
ora torno a FARE LA MIA TELA!!!