sabato 13 gennaio 2007

Desaparecido



Ti sei mai fermato a guardarti allo specchio?
Hai notato le rughe che sul volto nascono e da lì non si muovono?
E cosa hai pensato quando hai visto il primo capello bianco?
Sei mai arrivato alla meta del viaggio che ti sei prefisso?
O almeno alla sua metà?
E cosa hai pensato quando ti sei fermato poco dopo l’inizio?
Ti sei mai chiesto dove stai andando?
Ti sei mai chiesto da chi stai andando?
E se te lo chiedessi io, cosa mi risponderesti?
Quante domande esistono senza una risposta e quante risposte esistono senza che ci sia una domanda plausibile che le meriti.
Dove sto andando? Dove voglio che vada?
Da qualche parte andrò. Ne sono certo. Una volta partiti, da qualche parte bisogna arrivare. Così direbbe un saggio. Cosa conta poi dove si vada.
Si va dove si deve andare. Si va dove siamo attesi. E se nessuno ci attende, andiamo noi ad attendere qualcuno. Perché in fondo l’attesa è una delle cose più belle che la vita lascia all’uomo senza mutarla o stravolgerla. L’emozione di un secondo che non passa mai. Il tremore di una persona che devi conoscere. La paura di non essere all’altezza.
Poi arriva il momento fatale, il momento in cui finisce l’attesa e si ricomincia a vivere questa vita che forse vita non è, o almeno non lo è fino in fondo. Ti ritrovi buttato di nuovo dentro un rebus, dentro un gioco, dentro un monopoli, in cui devi solo andare, andare e andare, senza sapere dove, senza sapere come e senza sapere con chi. Devi solo andare, e sperare di non perderti.
Perché se ti perdi, nessuno ti viene a cercare. Nessuno sa del tuo viaggio, nessuno vede le tue orme.
Credi di non esserti perso? Sei sicuro di non essere anche tu un desaparecido? Cosa te lo fa pensare?
La ruga nello specchio? Il capello bianco? Due occhi che ti guardano? Una mano che ti cerca?
Rinuncia finchè sei in tempo.
Perdersi vale la pena… vale quasi quanto una vita.

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