martedì 2 ottobre 2007

Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognarlo?


Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognarlo? Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo.
Questa è una frase che ripeteva spesso Rita Atria, ragazza di 17 anni che un giorno decise di saltare giù da un anonimo balcone di una casa di Roma. Cosa la spinse a gettarsi giù? Aver scoperto e non esser riuscita a sopportare che il proprio padre fosse un mafioso, uno di quegli uomini senza scrupoli né dignità, per cui la vita di un altro uomo vale quanto un alito di vento nel mezzo di un ciclone.
Ho sentito questa frase ripetuta varie volte tra sabato e domenica, quando nel mio paese, Santa Margherita di Belice, sono venuti persone (e non personaggi) dall’elevata caratura morale e civile.
E’ indescrivibile quello che ho provato sabato 29 settembre quando, tra le ombre della sera, ho visto avvicinarsi la figura di una donna piccolina e magra, coi capelli grigi e due occhi chiari brillanti. Era Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo Borsellino, diventato purtroppo eroe di una terra, di una nazione che neanche se lo meritano ad oggi.
Persona speciale e forte Rita Borsellino, prima composta durante la visione del filmato “Lezioni sulla mafia”, fatte dal fratello Paolo nel 1989, e poi sopra un palcoscenico a rispondere alle domande dei ragazzi e degli adulti, sulla politica sempre più immischiata con la mafia, sulla parte onesta della popolazione che ogni giorno lotta e sgomita per sconfiggere quella sporcizia mafiosa che inquina i nostri paesaggi.
Mai una parola fuori luogo, mai un cenno di resa e di superficialità. Ha regalato a tutti i presenti, 3 ore di idee, di sogni, di speranze e di parole che hanno rafforzato tutti, dal più piccolo che l’ascoltava in silenzio al più grande che annuiva alle sue parole.
Era solo la prima serata di una manifestazione di Antimafia che avevo organizzato con fatica e sacrificio assieme a tanti miei amici ma già ero soddisfatto e soprattutto spaesato. Avevo sentito parlare con grande umanità di pochi magistrati corrotti e di tantissimi magistrati e uomini onesti che sognavano, come io sogno, una terra libera dalla mafia. Avevo sentito parlare di persone che consapevoli del rischio e della loro personale condanna a morte, continuavano però a lavorare e ad agire per permettere in un futuro a noi di camminare liberi e tranquilli per le strade del nostro paese.
Commovente e straziante è stato l’aver ascoltato le parole uscite dalla bocca di chi, sulla sua pelle, aveva provatoli dolore e l’isolamento che la mafia provoca.
Ho ascoltato assorto Margherita Asta che quando ancora aveva 10 anni, perse la madre e due fratelli rimasti uccisi per caso in un attentato mafioso contro il giudice Palermo. Si erano trovati nel posto sbagliato nell’ora sbagliata e hanno così perso la vita innocentemente. 3 vite cancellate e una stravolta per sempre.
Ho ascoltato scosso Michela Buscemi che inizialmente ha perso 2 fratelli uccisi dalla mafia perché uno aveva iniziato il contrabbando delle sigarette senza il permesso mafioso e il secondo perché stava cercando di scoprire chi avesse ucciso il primo. Costituitasi poi parte civile, Michela si vide allontanata dalla madre e dalle altre sorelle, chiuse il bar di proprietà, si trasferì in campagna e fu anche abbandonata dal marito. Non ultimo, quando ormai sfinita e disperata, decisa di abbandonare il processo, fu attaccata e derisa dal pubblico ministero, fu quasi insultata, salvo poi abbandonare il pubblico ministero stesso la causa.
Ho ascoltato silenzioso Antonella Borsellino, sorella di Paolo Borsellino, ragazzo ucciso dalla mafia perché non volle vendere la propria piccola impresa di calcestruzzi a Lucca Sicula, e figlia di Giuseppe Borsellino, ucciso dalla mafia perché insieme alle forze dell’ordine stava indagando sui mandanti e sugli esecutori dell’omicidio del figlio.
Ho guardato la madre di Antonella Borsellino, moglie e madre di Giuseppe e Paolo, piangere lacrime amare di disperazione nonostante siano già passati tantissimi anni.
Interessante è stato anche ascoltare come la mafia nel tempo abbia cambiato i propri interessi economici e come l’Antimafia si sia evoluta nella sua lotta.
Ho sentito parlare Umberto Santino, presidente del Centro Studi “Peppino Impastato”, Nadia Furnari, presidente dell’Associazione “Rita Atria”, Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi “Pio La Torre”, Chloè Tucciarelli, ragazza del Comitato AddioPizzo e il giornalista storico Riccardo Orioles, un giornalista che ha collaborato con Pippo Fava ai tempi del giornale “I Siciliani” e che convinto della sua libertà nel lavoro, preferisce vivere molto semplicemente e girare per parlare delle sue esperienze, anche se sofferente di salute, anche tra mille difficoltà.
Ho sentito così parlare di ragazzi della mia età e poco più che al grido: Un popolo intero che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, combatte la piaga del racket.
Ho sentito parlare di associazioni che girano le scuole, le piazze, che promuovono iniziative per far capire a tutti, imprenditori, lavoratori, bambini, adulti, uomini e donnesche la mafia non è altro che un’immensa montagna di merda.
Infine, ho guardato decine di bambini che sotto un sole caldo, in una mattina di domenica, pedalavano con le loro bici per le strade del mio paese, gridando che la mafia fa schifo, che la mafia uccide tutti. Alla fine poi si sono anche riuniti in cerchio e, passandosi reciprocamente una zappa e un piccolo bidone con dell’acqua, hanno piantato in una piazza di paese, dedicata a Emanuela Loi, caduta accanto al giudice Borsellino, un piccolo cespuglio di Rosa Canina, pianta dai fiori profumati e soavi, ma dal tronco appuntito e spinoso. Come la nostra bella Sicilia.
Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognarlo?Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo.
Forse questa manifestazione è servita affinché qualcuno possa cambiare, prendendo insegnamento dalla forza di Rita Borsellino, dal dolore di Margherita Asta, Michela Buscemi e Antonella Borsellino, dalla saggezza di Riccardo Orioles, dal coraggio di Chloè Tucciarelli, Nadia Furnari, Vito Lo Monaco e Umberto Santino, dalla spensieratezza dei bambini in bici e dalla onestà che forse, come direbbe Rita Atria, forse risiede in ognuno di noi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao caro amico, sempre in prima linea col tuo blog...dato che esiste il disonesto, di converso esiste l'onesto, che nella lotta eterna finisce sempre per trionfare...Cambiando discorso, da quando ho scoperto la tua anima mi sono sempre chiesto il significato del tuo pseudonome..credo di averlo scoperto..in edicola vendono un vecchio western il cui protagonista si chiama Cangaceiro..sei forse tu un pistolero solitario?

Cangaceiro ha detto...

Ciao Domenico, grazie per i complimenti credo immeritati.
Vuoi sapere l'origine del mio nick?
Allora, nasce tutto dal titolo di una canzone dei Litfiba, Cangaceiro appunto, e con la mia mente fantasiosa e strana, iniziai a pensarlo come un vecchio capo indiano, malinconico ma allo stesso tempo avventuriero. Un pò come penso di essere io. Da lì iniziai ad usarlo nel web. La cultura indiana mi affascina. Solo dopo ho scoperto, e ammetto la mia ignoranza, l'esistenza dei pistoleri solitari latini e anche quell'assonanza non mi dispiace.
Grazie.