martedì 9 ottobre 2007

Hasta la victoria siempre, Comandante!


40 anni fa veniva ucciso, secondo alcuni giustiziato, Ernesto Rafael Guevara De La Serna, medico, sognatore e combattente a mio parere.
In suo ricordo, ho deciso di postare questo articolo.

Ernesto Rafael Guevara De la Serna più noto come Che Guevara è stato un rivoluzionario argentino.
Il soprannome di "Che", o per esteso "Che Guevara", gli venne attribuito dai suoi compagni di lotta cubani in Messico, e deriva dal fatto che Guevara, come tutti gli argentini, pronunciava spesso l'allocuzione "che". La parola deriva dalla lingua Mapuche e significa "uomo", "persona", e venne ripresa nello spagnolo parlato in Argentina e Uruguay, per chiamare l'attenzione di un interlocutore, o più in generale, come un'esclamazione simile a "hey". Curiosamente la parola spagnola "che" (che si pronuncia "ce") ha lo stesso significato della parola italiana "ciò", che si usa come intercalare sia in Veneto che in Romagna.
Era primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine).
In famiglia, benestante e politicamente di sinistra, già da bambino il futuro Che si fece notare per il dinamismo e le simpatie radicali.
Nonostante soffrisse d'asma (male che costringerà i Guevara a trasferirsi a Còrdoba e che lo affliggerà tutta la vita), si dedicò allo sport, specialmente al rugby, con ottimi risultati.
Altra passione giovanile furono gli scacchi, gioco insegnatogli dal padre.
Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda. Come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era, del resto, un lettore vorace ed eclettico, con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jack London e Jules Verne ai saggi di Sigmund Freud ed ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia, passando molte ore a fotografare persone e luoghi. Anni dopo, avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi. Studiò dal 1941 nel "Colegio Nacional Deán Funes" e, nel 1948, si iscrisse all'Università di Buenos Aires per studiare medicina. Dopo diverse interruzioni, si laureò nel marzo 1953, ma - probabilmente - non concluse il tirocinio necessario per esercitare la professione medica.
Quando era ancora studente, Guevara passò molto tempo a viaggiare in America Latina. Nel 1951 un suo vecchio amico, Alberto Granado, un biochimico, suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si erano proposti di fare. Guevara ed il ventinovenne Alberto partirono quindi dalla città di Alta Gracia a cavallo di una motocicletta Norton da 500 cc del 1939. Il mezzo si chiamava La Poderosa II. La loro idea era di passare qualche settimana nel lebbrosario di San Pablo, in Peru, sulle rive del Rio delle Amazzoni, a compiere attività di volontariato. Guevara raccontò questo viaggio nel diario "Latinoamericana" (Notas de viaje).
Dopo aver visto la povertà di massa e influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina. I suoi viaggi gli fornirono anche l'idea di non vedere il Sudamerica come una somma di diverse nazioni, ma come un'unica entità, per la liberazione della quale era necessaria una strategia di respiro continentale. Cominciò ad immaginare la possibilità di una Ibero-America unita e senza confini, legata da una stessa cultura (mestizo), un'idea che assumerà notevole importanza nelle sue ultime attività rivoluzionarie. Ritornato in Argentina, completò gli studi il prima possibile, deciso a continuare i suoi viaggi nell'America del Sud e nell'America centrale.
Guevara combattè al fianco del popolo in Guatemala e successivamente in Messico.
Fu membro del Movimento del 26 di luglio e, dopo il successo della rivoluzione cubana, assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza al solo Fidel Castro. Nella prima metà del 1959 (fra gennaio e giugno), fu il responsabile, il procuratore generale della fortezza militare di La Habana in cui vennero svolti i processi a carico dei militari del regime accusati di crimini di guerra, mentre rivestiva tale ruolo decise la condanna alla pena capitale tramite fucilazione di circa 55 prigionieri. Secondo Orlando Borrego, Guevara fece osservare tutte le regole processuali e fu accusato da alcuni di rallentare i processi per "esigere eccesso di elementi probatori". Secondo Tony Saunois, vennero condannati coloro che si erano resi responsabili di torture e assassinii durante la dittatura di Batista.
Dopo il 1965, lasciò Cuba per "esportare la rivoluzione", prima nell'ex Congo Belga (ora Repubblica Democratica del Congo), poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano, assistito da forze speciali statunitensi ossia agenti speciali della CIA a La Higuera, nella provincia di Vallegrande (dipartimento di Santa Cruz). Il giorno successivo venne ucciso nella scuola del villaggio. Il suo cadavere, dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande, fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel Mausoleo di Santa Clara de Cuba.

Simbolo, a ragione o a torto, del Comunismo, Ernesto Guevara per me rappresenta il coraggio e la forza di inseguire un ideale di libertà e di indipendenza, dell'uomo e dei popoli, anche a costo di perdere la propria vita. Credeva in un'idea e l'ha inseguita fino alla fine. Pochi come lui sono stati capaci di gesta eroiche, di altri tempi. Per questo forse è entrato nel mito.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il Che per me rappresenta l uomo che ha sempre lottato contro qualsiasi ingiustizia verso i più deboli,un uomo sincero tenace vero vivo che ha dato la sua vita per la libertà degli oppressi ovunque fossero.hasta siempre comandante!lucia