martedì 22 gennaio 2008

I baci


Stavo seduto davanti il computer quando, riascoltando una vecchia puntata del programma radiofonico "Il volo del mattino" su Radio Deejay, ho sentito la voce di Fabio Volo interpretare un passo di un'opera di Lord Byron. Il Don Giovanni.
Le parole, rilette poi, mi hanno fatto sognare un quadretto di felicità e unicità, provando persino invidia.


Si avvicinarono le loro labbra e si fusero in un bacio. Un lungo bacio di giovinezza ed amore e beltà, in cui confluì tutto, come i raggi in un fuoco acceso in cielo.
Tali baci appartengono ai primi giorni, dove il cuore e l’anima e i sensi si muovono di comune accordo, il sangue è lava e il polso una vampa. Ogni bacio è un batticuore poiché la potenza del bacio penso debba essere calcolata dalla sua lunghezza. Per la lunghezza intendo la durata.Il loro proseguì… il cielo sa quanto. Non c’è dubbio che non lo misurarono e se lo avessero fatto non avrebbero potuto ottenere la somma delle loro sensazioni in un secondo.
Non avevano parole ma si sentirono attratti come se le loro anime e le labbra si fossero invocate e una volta unite come sciamanti api si avvinsero i loro cuori, essendo i fiori da cui sgorgava il miele.
Erano soli, ma non soli come coloro che chiusi in camera si considerano in solitudine. L’oceano silenzioso, la baia illuminata dalle stelle, lo splendore del crepuscolo che ogni momento calava, la muta sabbia e le goccianti grotte che si estendevano intorno a loro, li fece stringere l’uno a l’altra, come se non vi fosse vita sotto il cielo eccetto la loro e come se la loro vita fosse immortale.
Non temevano nè occhi nè orecchia su quella spiaggia deserta. Perduti l’uno nell’altro non percepivano terrori notturni, sebbene il loro colloquio fosse fatto di parole spezzate per essere un idioma e tutti gli ardenti linguaggi insegnati dalle passioni trovavano in un sospiro l’interprete migliore dell’oracolo della natura muta: il primo amore, tutto ciò che Eva ha lasciato alle sue figlie dopo la caduta.

(Don Juan, Lord Byron)

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