martedì 25 marzo 2008

In morte della speranza...


In morte della speranza mi ritrovo oggi dopo una giornata lunga come tante altre giornate lunghe, con gli stessi secondi e gli stessi minuti, in un'interminabile ma finita serie di ore, di soli, di lune, di vento e di pioggia.
E' morta la speranza che nutrivo clandestinamente, con pasti caldi e notturni, pieni di dolcezza, di fantasia e di sentimenti non corrisposti ma ugualmente grandi e senza confini. Era la speranza di poter vivere finalmente una favola con il lieto fine, che sin da bambini ci raccontano, che non esiste nella realtà, che non tocca mai a noi vivere. Perchè sono sempre gli altri a vivere il lieto fine, a vivere con accanto il sogno di ogni notte, tenerlo stretto e sentire nella propria mano la mano del sogno.
A noi invece non rimane che sorridere anche quando da sorridere non rimane nulla. Fare buon viso a cattivo gioco, provare a mentire e far finta di avere in mano, nelle 5 carte, una combinazione vincente. Finzione.
Noi sappiamo che è solo menzogna, bugia, finzione. Chiamala come vuoi ma quello è e resta il significato. Qualcosa che non c'è, che per noi non c'è ma ci convinciamo che ci sia, che per gli altri c'è ma pensano pure che non ci sia. Qualcosa che noi stessi ci costruiamo, ci regaliamo e ci teniamo stretti, perchè la finzione, la bugia, ci aiuta a sopravvivere, dandoci l'aria che respiriamo seppur aria viziata, dandoci il cibo che mangiamo seppur cibo avariato, dandoci l'acqua che beviamo seppur acqua salata, come l'acqua che dondola sempre nel mare, senza mai fermarsi, sempre avanti e indietro.
Proprio il mare presto accoglierà il mio segreto che tanto segreto non è. E son sicuro che il mare non mi tradirà. Conserverà tra le sue onde quel che dire non riesco, lo conserverà nel buio di un velo trasparente, tra i pesci e le alghe, magari incastrato nella sabbia. Lo tirerà sù, lo butterà giù e un giorno forse lo sputerà fuori, come un tumore, come una rabbia mai provata prima, come un estraneo in un gruppo d'amici e lo affiderà a chi saprà farne buon uso.
La speranza di un arcobaleno a colori è svanita, come un miraggio sotto la pioggia. Si torna adesso alla vita di sempre, alla vita fatta da sorrisi tristi, di risate silenziose, di brillanti oscuri e di parole sussurrate a bocca chiusa.
Mi troverai fuori di qui, tranquillo come un albero in un parco, profumato come un fiore in un campo e fresco come una cascata in un ruscello. Mi guarderai nella mia normalità, mi parlerai nella mia normalità. Non ti accorgerai di nulla.
Poi ti volterai, allontanerai i tuoi capelli, i tuoi occhi e i tuoi sogni.
E quando alla sera ti metterai sul balcone a guardare la Luna e le stelle, oppure distesa sul letto a pensarti nel futuro, o quando ti troverai seduta su una spiaggia a guardare il mare sentendo nelle tue mani, le sue mani, per un attimo, un secondo effimero e rapido, più veloce di un respiro o di un battito del cuore, sentirai nell'anima un graffio lancinante. Sentirai scorrere il sangue e lo vedrai scorrere accanto a te. Sarà la mia anima che si distacca per sempre dalla tua. Lo capirai e ti sentirai sola. Poi, un secondo dopo avrai dimenticato tutto, mi avrai rigettato nel passato, mi avrai distrutto nuovamente e tornerai a brillare, splendere e ardere.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Se volgi lo sguardo ad oriente
nuvole bianche camminano il cielo
Se vuoi possiamo parlare
o in silenzio ascoltare il silenzio.

Cangaceiro ha detto...

Come sempre dico il silenzio ci dice sempre la parola giusta, quella che vogliamo sentirci dire e che ci fa stare meglio di quanto in realtà dovremmo stare..

*Giulia* ha detto...

Qualcosa che non c'è, che per noi non c'è ma ci convinciamo che ci sia...
perchè arrendersi al che non c'è.. è un pò come morire..la fine!

Ali

Cangaceiro ha detto...

Ma perchè proseguire nell'illusione forse è come vivere una vita che non reale...